mercoledì 6 novembre 2019

Il paro continua...

Oggi è il quindicesimo giorno da quando è cominciato il paro indefinido per protestare contro i presunti brogli elettorali: posso affermare che la situazione si è fatta più difficile in quanto ci sono scontri tra i manifestanti ed i sostenitori del presidente Morales, con decine di feriti e purtroppo con 2 morti accertati fino ad ora, ed è più problematico oltrepassare i vari blocchi stradali nonostante si sia provvisti di un'autorizzazione speciale per transitare in auto.
Chi passa deve subire una perquisizione del veicolo mentre la targa ed il luogo a cui si è diretti vengono annotati su un registro. Non ci sono problemi per i pedoni ed i ciclisti, a condizione che non portino uno zaino con sé altrimenti devono subire un controllo sul suo contenuto; i motociclisti invece devono scendere dal mezzo ed attraversare lo sbarramento a piedi. Rispetto ai primi giorni i vari punti che interrompono le varie vie si sono intensificati e più si va verso la città più risulta faticoso andare avanti visto che aumentano in maniera esponenziale fino ad arrivare a trovarne uno ogni 50/100 metri. L'ho potuto sperimentare sulla mia stessa pelle proprio ieri quando ho accompagnato Liliana e tre ragazze a ritirare una generosa donazione di prodotti alimentari che, altrimenti, sarebbero destinati al macero visto che non c'è modo di distribuirli alle scuole per l'attuale situazione: c'è chi vedendo il logo dell'hogar nella camionetta ci lasciava passare, informandosi però sul motivo del nostro spostamento; altri, per darci il permesso di proseguire, ci chiedevano i documenti in cui risulta che siamo autorizzati a circolare e purtroppo non mancava chi si rifiutava di farci continuare nel nostro cammino malgrado avessimo tutti i requisiti richiesti per transitare, costringendoci così a cercare un percorso alternativo. A volte avevo l'impressione di trovarmi in un labirinto in cui risultava un'impresa trovare una stradina sgombra da pneumatici, recinti di fortuna, corde e manifestanti per proseguire verso la meta desiderata, senza doversi fermare continuamente e pregare di poter passare. Diventava davvero snervante dover ripetere la stessa solfa ad ogni blocco, sperando nel buon cuore di chi ci ritrovavamo davanti e ringraziandolo davvero di cuore per averci concesso di poter transitare, ma ho imparato anche cosa significa fare bel viso a cattivo gioco quando l'unica opzione possibile per poter continuare in una certa direzione è dover scendere dalla camionetta, rimuovere le gomme dell'auto, i rami, i coni e le corde che intralciano il cammino e, una volta che il veicolo sia passato, rimetterle esattamente come stavano mentre il responsabile di quel punto di blocco mi guardava seduto e mi redarguiva di sistemarlo il più velocemente possibile oppure quando due o tre persone ci negavano l'attraversamento perchè il passaggio si trovava a qualche decina di metri da loro ma ci avrebbero evitato delle complicate manovre di inversione se solo avessero alzato di qualche centimetro la corda con cui inibivano il passaggio. In quei momenti ho ammirato Liliana per la pazienza e per il modo con cui parlava ad ogni barriera, il suo non perdersi d'animo quando ci toccava tornare indietro e trovare un percorso alternativo per arrivare nel luogo dove ci sarebbe stata consegnata la donazione.
Per l'intero tragitto mi ha fatto specie vedere le strade prive del grande traffico che contraddistingue Santa Cruz ma ora piene di decine, di centinaia di persone che a piedi o in bicicletta cercano di andare a comprare qualcosa da mangiare o si recano al lavoro, affrontando il forte calore di questi giorni: a tal proposito mi ha impressionato la testimonianza di un'anziana signora, alla quale abbiamo dato un passaggio, che mi raccontava che per andare a vendere al mercato era costretta a camminare per più di 10 chilometri poichè l'unica strada ancora libera che permetteva a suo nipote di portarla in auto l'avevano interrotta alcuni giorni fa con pietre e veicoli posti di traverso ed i mototaxisti avevano più che raddoppiato la tariffa per quella tratta... Ormai era già passata una settimana e le sue articolazioni cominciavano a farle male ma non aveva alternativa: o faceva così o lei e la sua famiglia non sarebbero arrivate nemmeno alla fine della giornata, aveva bisogno di lavorare!
Fortunatamente in hogar stiamo bene, la nostra preoccupazione è come gestire i ragazzi con metà personale ma tra passeggiate al fiume, televisione, giochi ed attività varie si riesce a fargli passare delle belle giornate. Anche per loro però non è facile e a volte mi spiazzano quando mi chiedono “Marco, mañana hay clase?”, per sapere se il giorno dopo andranno a scuola: non so proprio cosa dirgli visto non ho la più pallida idea di quando tutto questo finirà, la situazione cambia di ora in ora ma non si sa quando tornerà alla normalità e non posso di certo raccontargli una bugia per farli star buoni. Mi trovo in difficoltà pure con i fanciulli che seguo nella preparazione di Prima Comunione e Cresima perchè alla loro domanda sulle date delle due cerimonie non posso fornire alcuna certezza: erano già state fissate ma con tutto quello che sta avvenendo sicuramente cambieranno... Quando? Non posso dare loro alcuna certezza al riguardo e mi costa vedere che quei volti carichi di aspettativa, di fronte alle mie parole, a poco a poco si ingrigiscono e vengono colpiti da un'ondata di delusione e tristezza: l'unica cosa che posso fare è prepararli al meglio in modo che saranno pronti quando arriverà il momento.
L'unico grande problema che finora abbiamo affrontato è stato con il gas: non essendoci gli allacciamenti si cucina con le bombole e purtroppo in questi giorni i due serbatoi principali ed i tre contenitori di riserva si sono esauriti... Conseguenza? Il pane l'ho cucinato con il forno a legna mentre la cuoca finiva di preparare il pranzo con il poco gas rimasto. La fortuna vuole che in piazza nel pomeriggio arrivi il camion che vende le bombole ma la coda è lunga, inoltre ne vendono solamente una per famiglia. Non mi tiro indietro e vado con due ragazzi, ci mettiamo in fila, dopo un po' mi faccio coraggio e vado dai titolari del furgone a domandare se possono fare un'eccezione visto che si tratta di un hogar. Mi chiedono se mi avevano dato già il numero e, alla mia risposta negativa, mi dicono di rimettermi in coda, rassicurandomi però che potrò comprare due pezzi: rimango perplesso, ho molte persone davanti e dubito che riuscirò nel mio intento ma bisogna aver fede. Dopo circa mezz'ora sotto il sole un ragazzo mi chiama e mi indica di andare all'inizio della fila: lì mi informano che hanno finito di vendere a chi avevano assegnato il numero e che parte del loro carico è rimasto invenduto per cui hanno deciso di dare priorità al centro, nonostante abbia varia gente davanti a me. Qualcuno ai primi posti della coda mugugna, una persona protesta ed ad alta voce afferma che non gli importa niente se i miei ragazzi non potranno mangiare nulla di cotto e che non sono affari suoi, visto che anche lui ha bisogno del gas: gli animi si scaldano nonostante i proprietari del furgone cercano di spiegare la loro decisione, temo di essere linciato perchè l'atmosfera si fa tesa e coi miei piccoli amici cerco di fare in fretta e porto le due bombole di corsa alla camionetta per tornare rapidamente a casa. Nonostante gli attimi concitati non ho potuto fare a meno di notare che il numero che assegnavano alla gente veniva indicato sia sul recipiente vuoto che sul braccio della persona: ciò serviva ad evitare che qualcuno facesse il furbo ma questa soluzione mi ha lasciato alquanto perplesso, anche se mi ha fatto capire come le cose si stessero complicando.... Non si fa solo coda per il gas ma anche per comprare frutta, formaggio, i supermercati si stanno svuotando mentre ci sono lunghe file per andare a prelevare o per entrare in banca: sono scene surreali, a stento riesco a crederci nonostante mi ritrovi io stesso ad aspettare pazientemente il mio turno per diverso tempo.
In tutto questo però non manca mai qualcosa da apprezzare e che fa strappare un sorriso: oggi, dopo due settimane, mi sono felicemente sorpreso nel vedere arrivare il furgone che ci porta la verdura e la frutta... Gli hanno dato un permesso speciale per poter circolare e così ci ha portato tutto ciò che ci serve per dare da mangiare ai fanciulli per una settimana: stentavo davvero a crederci! Era un piccolo assaggio di quella normalità che comincia un po' a mancarmi e non potevo che gioire per questo! E la cosa più bella era poterlo fare assieme ai miei ragazzi!
Har baje

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