lunedì 10 settembre 2018

Parole...

Vi è mai capitato che qualcosa di imprevisto, di inatteso arrivi a rompere la quiete di un giorno che stava avviandosi tranquillamente e senza troppi problemi alla fine, ad insinuarsi senza tregua nei pensieri senza lasciare un attimo di pace? A me è capitato di recente e mi ha colto di sorpresa: ha assunto la forma di una frase, di alcune semplici parole che prese una per una non direbbero molto ma che messe insieme hanno fatto scattare un campanello d'allarme nella mia testa.
Quell'insieme di vocaboli l'ho trovato per puro caso scritto nelle ultime pagine del quaderno di catechismo di chi sto seguendo nella preparazione alla cresima: la mia intenzione era solamente correggere gli appunti che erano stati presi durante i nostri incontri, mai avrei immaginato di trovarmelo davanti! Ad onor del vero erano molte le frasi che comparivano alla fine del blocco di fogli che stavo esaminato, quasi tutte riportavano in forma diversa la stessa aspirazione ma ce n'era una che spiccava tra le altre perchè non solo esprimeva lo stesso desiderio ma diceva molto di più.
L'ho letta e riletta più volte per non sbagliare, per convincermi che la prima impressione non fosse quella sbagliata, per avere la conferma che non potevo fare finta di niente davanti a quanto avevo trovato... Niente da fare: ogni volta che rialzavo gli occhi da quel foglio avevo la sensazione che chi l'aveva scritta avesse lanciato una specie richiesta di aiuto, voleva che la sua composizione fosse trovata perchè altrimenti l'avrebbe nascosta meglio: d'esperienza so che i ragazzi quando vogliono occultarci qualcosa sono dei veri e propri maestri.
Conoscendo chi era il proprietario del quaderno cercavo di ricordare se negli ultimi giorni c'era qualcosa nei suoi comportamenti che potesse darmi un indizio di quello che poteva essere un malessere o un disagio ma niente: ultimamente era più sorridente del solito, più sereno e disposto a scherzare e non appariva mutevole come in passato, dove alternava momenti in cui era arrabbiato ad altri in cui compariva sereno. Forse stavo prendendo un granchio, ed anche bello grosso, perchè non sono nemmeno sicuro di quando quelle parole siano state scritte, suppongo che lo siano state di recente visto che l'ultima volta che ho controllato i quaderni queste non c'erano.
A preoccuparmi non è il desiderio espresso, ripetuto nelle altre frasi in modo diverso, perchè simile a quello che ha la maggioranza dei ragazzi ospitati ma quanto messo nero su bianco prima di comunicare quello a cui aspira: una specie di rimorso che non dovrebbe esserci e che mi rivela un malessere che riesce a camuffare bene, a non farlo vedere in giro. 
Quelle parole continuano a starmi in testa, sono arrivato a pensare che sono soltanto il frutto di uno sfogo e nulla più ma allora perchè lasciarle lì in modo che qualcuno possa vederle? Sarebbe stato più naturale aver stracciato il foglio dove sono state scritte, così che nessuno avesse avuto la possibilità di scoprirle. Vorrei parlare con il loro autore ma per una serie di motivi, alcuni un po' complicati da spiegare, ho preferito rivolgermi a chi credo possa aiutarlo meglio di me nell'ipotesi che dietro quella frase ci sia una richiesta di soccorso.
Har baje

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2 commenti:

  1. Marco, però non puoi scrivere un articolo come questo ripetendo mille volte sto fatto senza accennare a quanto scritto dal ragazzo ...

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    1. Tiziano da una parte ti dò ragione: ho pensato più volte se svelare o meno il contenuto della frase ma alla fine ho deciso di non farlo perchè tocca un tema delicato...

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