martedì 6 febbraio 2018

Primi giorni

Sono giornate frenetiche, piene quelle che sto passando da quando ho rimesso piedi in hogar e mi stanno regalando un vortice di emozioni davvero forti.
La gioia più grande è stata l'accoglienza dei ragazzi: appena hanno visto l'auto di Liliana entrare per il primo cancello già li sentivo gridare il mio nome... Non ho fatto ora di scendere dal veicolo che erano già tutti aggrappati al cancello del campo coperto che si è aperto come d'incanto non appena mi sono avvicinato: sono stato letteralmente circondato, abbracciato da tutti, ho ricevuto tanti sorrisi e belle parole circa la lunga attesa di questo momento, quello in cui sarei tornato da loro. Non ricordo un'accoglienza così bella, non riesco a trovare le parole per descrivere la felicità provata in quei momenti e condita dal fatto che Liliana mi è venuta a prendere all'aeroporto con i miei figliocci e con Gianni, un volontario veneziano che ci ha fatto compagnia per qualche giorno. In questa occasione ho avuto anche una bella sorpresa visto che ad accogliermi c'era anche Sandra, che pensavo fosse già andata in un altro centro: mi dicono che manca ancora qualche dettaglio al suo trasferimento e dovrebbe essere questione di giorni e nel frattempo sarà costretta a perdere i primi giorni di scuola, che è cominciata questa settimana.
Queste prime giornate passano via veloci perchè cerco di ritrovare il ritmo e di riabituarmi alle regole del centro, in più devo cercare di fare conoscenza con i nuovi arrivati, in larga parte sotto i 10 anni. Mi sono ritrovato subito in infermeria, ad organizzare il lavoro dell'orto e il catechismo di prima comunione e cresima e sopratutto a parlare con Liliana per capire se ci sono stati cambiamenti, che tipo di problemi ci sono e quali sono le priorità.
Le difficoltà sono tante: le abbondanti piogge hanno causato nuove infiltrazioni nei tetti della struttura, le difficoltà economiche si fanno più pressanti per cui anche comprare i viveri diventa più complicato, tavoli che si sono rotti e non possono essere più aggiustati e, per ultimo, la lavatrice industriale si è guastata poco dopo il mio arrivo. Non mancano però le buone notizie come ad esempio quella che la cooperativa che fornisce l'energia elettrica non ce la farà pagare fino a nuovo ordine e soprattutto quella relativa alle foto col permesso di pubblicare quelle in cui figurano tre o più bambini.
I ragazzi non riescono a starmi lontano ed appena mi vedono vengono da me per chiacchierare e stare in mia compagnia mentre io cerco di stare con loro appena posso: capita così che  la domenica mi sono ritrovato attorniato da circa una ventina di fanciulli mentre giocavo a scacchi o ascoltavo musica, vengo seguito da una decina di loro quando mi trovo a passeggiare per il corridoio esterno della struttura oppure sono circondato da un numero imprecisato di bambini mentre sto seduto su una panca in attesa del pranzo o del momento della preghiera serale scoprendo così i nuovi volti del centro, che pian piano stanno sciogliendo la diffidenza iniziale nei miei confronti. 
Ho potuto notare la mancanza di chi se n'è andato per trasferimento o per reinserimento familiare: la mia fortuna è che parecchi di questi volti li ho potuti rivedere all'incontro degli hogares dove mi hanno salutato con qualche battuta, dei sorrisi e addirittura con dei forti abbracci, segnale che indica che ho lasciato qualcosa di buono in loro.
Tra i tanti episodi di questi giorni ce n'è uno che mi fa sorridere più degli altri: ieri uno dei più piccoli piangeva a dirotto perchè gli faceva male un dente, gli ho somministrato un calmante per il dolore ma il povero non smetteva di piangere... L'ho preso per mano per tranquillizzarlo e poi in braccio in attesa di portarlo dal dentista, col risultato di calmarlo. Questa mattina replica, unica differenza l'orario visto che era prima delle sette: il bambino è venuto subito a cercarmi e, visto che non rispondevo alla sua chiamata, ha ben pensato di entrare nella mia cucina per dirmi che gli doleva il dente. Spiegandogli che non doveva fare questo, l'ho riaccompagnato al dormitorio ma, davanti alle sue lacrime, non ho retto: sono stato in sua compagnia e dato le medicine che il dentista gli ha prescritto. Subito dopo la colazione il fanciullo è tornato alla carica, urlando il mio nome: una volta che mi ha visto mi ha seguito da tutte le parti ed alla fine sono riuscito a fargli lavare i denti e a farlo andare a scuola. Mi viene da pensare a due ipotesi: o in qualche modo l'ho viziato facendo quello che lui voleva oppure ha capito che se la mattina ha qualche dolore sa che ci sono io che posso curarlo... Qualunque sia la verità, la cosa certa è che ha cominciato ad avere fiducia di me e questo rappresenta sicuramente un buon inizio.
Har baje

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