Oggi sono ufficialmente iniziate le vacanze invernali: per due settimane, che potrebbero diventare tre se il governo deciderà in tal senso, i ragazzi non andranno a scuola e poco più della metà di loro le trascorrerà fuori dall'hogar, tornando a casa dai propri familiari o presso qualche buona persona che si è offerta di ospitarli.
Nel pomeriggio già gran parte di coloro che hanno avuto questa fortuna se n'era andata, altri lo faranno domani ma è facile notare come, in queste occasioni, si ripetano sempre le stessi immagini: il nervosismo nell'attesa che qualcuno li venga a prendere, volti felici con un bel sorriso stampato in faccia, abbracci ai familiari, un saluto ai propri amici ed agli educatori e, in qualche caso, un caloroso congedo dal sottoscritto. A fare da contraltare è lo stato d'animo di chi resta perchè non ha nessuno, l'aria rassegnata di chi sa che dovrà rimanere e un misto tra malinconia e tristezza nel vedere affievolirsi per poi spegnersi la speranza che forse stavolta qualcuno venga a portarli via con sé per qualche giorno. Non è una cosa facile da vivere soprattutto quando i più piccoli mi guardano e mi chiedono quando andranno in vacanza e non so cosa rispondergli, non mi va di dire loro che ciò non è possibile perchè la loro situazione non lo permette o non c'è nessuno che li voglia... Ed è in quest'occasione che dal di dentro si sprigiona un'energia da cui mi scaturisce la voglia di fare, se possibile, qualcosa in più per loro: perchè hanno lo stesso diritto degli altri a passare due settimane tra divertimenti e qualcosa di diverso dal solito tran tran dell'hogar, anche se non sarà come avrebbero immaginato!
Arriveremo ad ospitare una trentina scarsa di bambini su un totale di 78 e ciò fornisce l'occasione di poter inserire con più tranquillità i nuovi arrivati: Juan Pablo, di 6 anni, che il padre ha picchiato fino a frantumargli le ossa delle gambe e che in pochi giorni ha già la fama di piccola peste e Jocelyn, una bambina di 5/6 anni, arrivata l'altro giorno per un caso di assoluta emergenza e che ora, dopo il primo giorno in cui urlava e piangeva, appena mi vede vuole che la porti in braccia e comincia a chiaccherare del più e del meno. Bambini che hanno un forte bisogno di affetto e che, grazie a questo periodo di vacanza, potrò conoscere meglio e cercare di rispondere a questa loro necessità, approfittando del numero ridotto degli ospiti dell'hogar e cercando però di non trascurare gli altri: questo perchè per questi piccoli fratellini va sempre trovato il tempo per condividere, crescere e stare insieme anche se a volte si fa fatica ma posso assicurare che è uno dei migliori investimenti che uno possa fare nella propria vita.
Har baje
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