venerdì 6 giugno 2014

Difficoltà...

Nei miei racconti può sembrare che qui in hogar le cose vadano più o meno bene ma non sono tutte rose e fiori: a ricordarmelo è stato un episodio di qualche giorno fa in cui ho dovuto consolare un'educatrice in lacrime. Il motivo? Faceva freddo e, alla colazione, ha mandato le ragazze nelle loro stanze perchè si mettessero una felpa prendendosi un sacco di lamentele ed una delle più grandi le ha mancato di rispetto e l'ha offesa.
Potete dirmi che questo fa parte del gioco e che sono bambini ma a volte è difficile vuoi per il numero (ora sono in 76 ad essere ospitati nella struttura) che per il bagaglio che si portano dietro e per il fatto che ogni volta che mi vedono iniziano a dire “lui mi ha fatto così, lei mi ha fatto colà”, mi riempiono di mille richieste e, a volte, non mancano proteste e capricci. Non è che mi lamento, anzi mi sembra di ricordare che anch'io ero così da piccolo e cerco di mettere tutta la pazienza e l'amore che posso nei loro confronti ma ci sono momenti in cui arrivo al limite, specie quando non mi ascoltano nonostante i tanti tentativi fatti e mancano di rispetto soprattutto nei momenti di preghiera. Quando si comportano da monelli o combinano qualche marachella li sgrido ed a volte mi tocca gridare per farmi sentire, cercando sempre di fargli capire il motivo di questo comportamento, mentre in altre occasioni, stanco di ripetere sempre la stessa solfa, assumo un atteggiamento che, spero, gli faccia intendere in cosa devono migliorare: è un esempio il fatto che in questi giorni non entro con loro per la preghiera serale perchè ogni giorno entrano nella cappella e fanno un baccano tale da sembrare di essere al mercato. Dopo vari tentativi di spiegare loro di non fare troppo rumore per rispettare il luogo e il momento, ho deciso di tentare questa strada: lo faccio a malincuore perchè è una cosa a cui tengo tantissimo, come i ragazzi, ma spero che così almeno qualcuno capisca. Ammetto che è dura privarsene soprattutto quando i più piccoli vengono da me e mi chiedono di andare in cappella in loro compagnia!
A volte è difficile sapere come comportarsi con ognuno di loro perchè, nonostante ci metta tutto me stesso, reagiscono in un modo che non avrei mai immaginato: potrei prendermela e dirgli che non meritano le mie attenzioni ma non voglio farlo perchè, come mi ha detto una persona, si tratta di bambini che a volte fanno di tutto per farsi rifiutare, per non farsi amare in quanto per loro essere amati è qualcosa di troppo grande, non ne conoscono i benefici e ciò gli svela quanto brutta fosse la realtà in cui vivevano prima di venire qui. Sono loro la ragione per cui sono qui e ciò mi spinge a rialzarmi ogni volta che cado: so che a volte il cammino non è facile ma anche che non sono mai solo. 
A creare qualche grattacapo non sono solo i ragazzi ma anche il personale: non mancano alcune negligenze nel loro operato che si presentano ciclicamente ma quello che più mette più  in difficoltà è quando non vengono a lavorare senza avvisare... finchè è un educatore più o meno si riesce ad accomodare il tutto ma quando viene a mancare la cuoca o la lavandaia bisogna fare i salti mortali!
Una cosa che a volte pesa è il dover prendere delle decisioni da solo quando Liliana non c'è: ho la responsabilità di tutti i ragazzi ed anche del personale, quasi 100 persone, e la paura di sbagliare si fa sentire! A volte ho il timore di fare una scelta errata ma so che quando capita devo avere l'umiltà di tornare sui miei passi e correggere il tiro: il fatto però di non poterlo fare nella mia lingua a volte pesa. Paradossalmente a volte mi sento solo: sento la mancanza di qualcuno che mi possa capire in italiano (perchè a volte parlare in un'altra lingua non permette di esprimersi al meglio), che possa rincuorarmi, darmi forza ed appoggiarmi nelle decisioni che son chiamato a prendere, che mi completi e che possa coprire le mie debolezze ed i miei limiti. Forse chiedo troppo ma mi rendo conto che questo è un piccolo prezzo da pagare nel seguire quello che il Signore mi ha chiesto: occuparmi di questi piccoli fratellini per almeno tre anni. Un'esperienza che non mi pento di aver scelto di vivere, anzi, mi ritengo fortunato a farla e che mi sta arricchendo tantissimo come persona.
Har baje

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2 commenti:

  1. caro marco capisco i tuoi dubbi, io sono mamma ed così anche per me: un strategia va bene per un figlio, ma non va per nulla con l'altro.... che fare? anche nelle scelte: ogni giorno siamo chiamati ad affrontarne e gli effetti non possiamo conoscerli prima! l'unica cosa che ci conforta e ci dà la giusta direzione è senza dubbio la preghiera! oggi pregherò per te.
    antonella-mira

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