venerdì 24 gennaio 2025

Fragilità inattese 😯

Questo è uno dei ricordi del 2024 e che custodisco gelosamente, è riemerso durante alcuni incontri con gli alunni delle elementari: era il compleanno di una delle ragazze più grandi, compiva 15 anni e questo è motivo di grandi feste in Sudamerica. E’ una di quelle che non esita a risponderti male e ad insultare se gli rimproveri qualcosa oppure cerchi di farle capire che deve metterci più impegno nelle cose, a volte arriva anche alle mani quando c’è da litigare: non proprio una santa, insomma! 
Eravamo nel corridoio prima di entrare a pranzare e la chiamo davanti a tutti per festeggiarla: la vedo titubante, quasi la spingono verso di me, sembra la copia sbiadita di quell’adolescente che di solito si fa vedere come una dura. Mentre gli consegno un sacchetto di caramelle ed un pallone, noto come sia visibilmente emozionata, non l’ho mai vista così, e quando le presento una piccola torta con una  candela accesa ecco che i suoi occhi si inumidiscono e qualche lacrima comincia a rigarle il volto: che faccio? Aveva davanti a sè tutti i suoi compagni che le stavano cantando buon compleanno e qualcuno, vedendo cosa stava succedendo, era curioso e cominciava a prenderla in giro: non doveva succedere, non oggi!
Le sussurro di mettersi da un lato, dove il corridoio ha una piccola rientranza, ed io mi sarei messo davanti a farle da scudo da tutti quegli occhi che la stavano fissando: mi fa un cenno con la testa mentre continua a singhiozzare. Faccio entrare gli altri al refettorio e resto con lei per qualche minuto, non mi interessa minimamente che non abbia soffiato sulla candelina davanti a loro: mi importa di lei, in quel momento l’avevo vista talmente indifesa e bisognosa di aiuto che ho mandato al diavolo qualsiasi protocollo legato al festeggiare gli anni di ciascun fanciullo. Con al lato una educatrice ho atteso che si calmasse e si asciugasse il volto: si scusa e mi dice che nessuno gli aveva mai regalato un dolce per il suo compleanno. Le sorrido, perché non è semplice stare lontano dalla famiglia e soprattutto in queste occasioni, e vederla così, senza quella maschera dietro cui nasconde tutta la sua sofferenza, mi lascia senza parole. Con un filo di voce mi chiede se, nonostante tutto, gli darò quella torta che ho tra le mani e le rispondo che sì perché è sua e non importa se la candela è ancora lì accesa. Mi guarda, poi si volta verso l’educatrice,  ci dice “la soffio ora” e la spegne con un sorriso incerto: a questo punto non mi resta che consegnarle quanto era suo e se ne va contenta al suo tavolo.
Mi era capitato qualcosa di simile qualche giorno fa: sento gridare il mio nome ma non riesco a capire chi sia, lo sento nuovamente ed ecco arrivare Elmer piagnucolare, proprio lui che è solito fare lo spaccone e fare i dispetti ai più piccoli. Mi racconta che un altro bambino l’ha punzecchiato con un ago della corteccia di una palma e gli fa male: è strano vederlo così, forse è la prima volta che si mostra così sofferente e fragile. Ha chiesto il mio aiuto e sono riuscito a risolvere la situazione però non posso ignorare il fatto che questi fanciulli spesso ci danno filo da torcere ma, all’improvviso, mostrano tutta la loro vulnerabilità: basta poco e viene fuori di prepotenza la loro tristezza, la loro sofferenza a cui posso solo rispondere cercando di prendermi ancor più cura di loro quando questo succede.
Har baje

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2 commenti:

  1. Caro Marco attraverso le tue storie si capisce tutto l'amore che provi per i tuoi ragazzi. Sei una persona meravigliosa e prego il Signore che ti aiuti e sostenga in ogni momento della tua missione in Bolivia. Grazie Marco per la tua testimonianza, hai entusiasmato i nostri ragazzi che hanno ascoltato attenti la tua storia. Ancora grazie. Il Signore ti benedica. Un forte abbraccio ❣️

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