Gli ultimi due anni li ho vissuti intensamente, ci sono state molte difficoltà ma anche sorprese positive, ma c'è una cosa di cui mi ritengo fortunato e l'ho scoperta soltanto grazie agli incontri fatti in questo periodo: ho potuto abbracciare i miei ragazzi!
Non è una cosa da poco perchè non sempre le parole bastano: una carezza, una pacca sulla spalla, un abbraccio valgono molto, soprattutto quando hai a che fare con dei bambini. E' un linguaggio non verbale di cui hanno bisogno specie per il loro passato fatto di sofferenza e rifiuti, li fa sentire ben voluti ed accettati e ha fatto bene anche a me, specialmente nei momenti bui che ho affrontato in cui non stavo bene oppure quando la morte di Bautista si faceva sentire più forte: mi hanno dato una carica in più e fatto capire che non sono solo. Mi sono sentito amato quando più ne avevo bisogno ed è stata la mia fortuna: me ne rendo conto soltanto ora grazie a chi mi racconta di come sia triste non poterlo fare per colpa della pandemia, di quanto gli mancano questi piccoli gesti che ho scoperto valere molto.
Non è l'atto in sé quanto l'importanza che racchiude: è un segno di affetto, di vicinanza che vale molto di più di una parola, racconta che chi lo fa è lì per te in quel momento e lo compie con una sincerità disarmante. Io stesso mi sono trovato ad abbracciare quel fanciullo perchè in quell'istante ne aveva proprio bisogno, non c'era parola che avesse lo stesso potere di quel gesto in quel frangente: era l'unico modo per fargli capire che, nonostante tutto, io c'ero.
Non sempre sono stati degli episodi piacevoli: ce ne sono stati alcuni in cui tenerli tra le mie braccia è significato evitare che facessero del male a se stessi, agli altri o alle cose. In quegli attimi stavo bene attento a non arrecargli danno ma loro, in preda alla rabbia, non facevano altrettanto: il risultato era qualche acciacco che durava una manciata di giorni ma soprattutto lo sfinimento a livello mentale per quanto vissuto. Non me ne pento, ammetto anzi che queste circostanze mi hanno permesso di condividere almeno in parte la sofferenza e la rabbia dei piccoli che mi sono stati affidati e di capire quanta tristezza ci sia nei loro cuori. Quei momenti, che davvero sembravano non finire mai, mi sono serviti per cercare di far capire loro che non potevo lasciarli così, non me lo sarei mai perdonato e che il mio stare lì significava quanto sono importanti per me così come sono, con tutti i loro pregi e difetti. Mi rendo conto che anche questi episodi sono stati la mia fortuna, sebbene non auguri a nessuno di sperimentarli in quanto per esperienza so quanto sono capaci di svuotarti di ogni energia: mi hanno avvicinato ulteriormente ai ragazzi e per questo non posso fare a meno di ringraziare per averli vissuti.
Har baje
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