L'altro giorno vado a ritirare una donazione, mi è già successo in passato e so che accadrà di nuovo e per questo non mi aspettavo nulla di particolare malgrado fossi già felice del fatto che il Cielo si fosse ricordato nuovamente dei miei ragazzi.
Rispetto ad altre volte è il luogo ad essere diverso: devo andare in un altro hogar che ha voluto condividere con altri quanto ha generosamente ricevuto in abbondanza e questa è una cosa che mi fa bene al cuore, è bello sapere che nonostante le tante difficoltà quotidiane i vari centri che ospitano ragazzi in difficoltà cercano di darsi una mano a vicenda quando si presenta l'occasione.
Mi presento lì all'ora pattuita, suono il campanello e mentre aspetto mi aggiusto la mascherina e mi pulisco le mani con l'alcol in gel. Mi aprono il cancello, entro, saluto, mi fanno cenno di aspettare ed ho tempo di guardarmi attorno: è proprio in quei pochi attimi che ho un incontro del tutto inaspettato e per certi versi sorprendente.
Mi si avvicina un bambino, ad occhi e croce avrà avuto all'incirca 6 o 7 anni, non di più: cerco di mantenere le distanze, so bene quali regole vanno seguite visto che vengo da un altro centro. Mi chiedo da dove sia spuntato, poi vedo in fondo sulla destra un cancello azzurro semiaperto, probabilmente è venuto da lì. E' vestito di tutto punto, probabilmente deve fare un video o qualche foto per celebrare la festa nazionale dell'indomani. Mi guarda, mi sorride, risponde senza timore al mio saluto e mi mostra quello che ha in mano: si tratta di un peluche a forma di coniglio. Mi chiede conferma se si tratta di un pupazzo e gli dico di sì mentre nasce un sorriso nel mio volto, indifferente del fatto che non potrà vederlo per il fatto che è nascosto da una mascherina: ora si sente più sicuro e lascia trasparire tutta la sua gioia per il fatto che se lo potrà portare a dormire e questo mi fa provare una grande tenerezza.
Questo momento è interrotto dalla segretaria che mi dice di passare a ritirare la donazione e mi indica di passare proprio per quel cancello che avevo visto poco prima: il fanciullo mi segue, anzi mi fa da apripista mentre mi chiede se quel peluche è davvero suo, condivide con me la sua curiosità verso il suo nuovo gioco, vuole sapere a cosa farà quando lui si metterà a dormire. Mi viene spontaneo rispondergli che lo proteggerà durante i suoi sogni e ricevo in cambio un bel sorriso spontaneo. Il piccolo mi accompagna fino ad una porta dove si trovano due bei sacchi colmi di patate: intuisco che siano quelli il motivo per cui mi trovo lì. Non vedo nessuno nei paraggi, comincio a chiamare per vedere se c'è qualcuno mentre quel bambino, con tutta l'innocenza che si può avere a quell'età, mi invita ad entrare perchè la suora è lì dentro. Declino l'offerta, con un po' di vergogna gli dico che non posso, trovo sia difficile spiegare che per colpa di un virus, un qualcosa che non si può vedere, le cose sono cambiate e quello che si poteva fare prima ora non è possibile: la cosa non lo tocca più di tanto, il suo volto trasmette una serenità ed una fiducia disarmante, mi lascia per chiamare la suora salvo poi tornare subito dopo. Parlando con la religiosa vengo a conoscere il nome del ragazzino, non riesco proprio a fare a meno di presentarmi, mantenendo sempre le dovute distanze, e rimane contento della cosa: è così che finisce il nostro incontro perchè è bastato allontanarmi per qualche secondo e lui non c'è più nemmeno l'ombra, è sparito proprio come era apparso!
Mi è dispiaciuto non averlo salutato ma devo ringraziarlo perchè la sua innocenza e il suo sorriso mi hanno dato solo sensazioni positive, in pochi attimi mi ha fatto sentire felice per un incontro del tutto inaspettato ma davvero bello zeppo di significato.
Har baje
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