mercoledì 11 agosto 2021

Dal diario di bordo dell'11 agosto

E' successo ancora, un'altra volta... La cena era appena terminata e suonano il campanello, Don Eliseo va a vedere chi è e mi viene subito ad informare che erano arrivate delle persone a portare un ragazzo.
Vado all'ingresso, mi presento e mi faccio spiegare la situazione: chi ho davanti mi dice che aveva già avvisato della cosa, mi consegna la documentazione relativa al fanciullo e fa per consegnarmelo. Non l'avevo ancora visto, pensavo fosse ancora nella macchina che l'ha portato fino a qui in quanto non me lo ritrovavo davanti: quasi mi sorprendo nello scoprire che era proprio a pochi centimetri da me, si era messo al lato del cancello di ingresso in modo tale che la penombra lo nascondesse. Potevo notarne la figura ma non i lineamenti, l'oscurità me lo impediva, ma non mi era difficile accorgermi di come stesse tremando: quella sera faceva freschetto anche per i miei gusti e lui indossava una maglietta a maniche lunghe talmente fina che non lo teneva per niente al caldo. 
Lo faccio entrare e mi accorgo che le uniche cose che ha sono quelle che indossa, quasi stento a crederci quando la mia interlocutrice mi dice che non ha nient'altro con sé. La saluto con gentilezza e ringraziandola per quanto aveva fatto, cercando di fare buon viso a cattivo gioco: non mi piace proprio che mi portino così tardi dei bambini, arrivare al buio in un luogo che non conosci e ritrovandosi in mezzo a degli sconosciuti non è mai buono, non lo sarebbe per me figurarsi per loro.  Non mi andava a genio il modo in cui si è svolto il tutto: era come se fosse passato il corriere per una consegna ma quello che era arrivato non era un pacco, era un bambino e doveva essere trattato per quello che è, tenendo conto di quello che stava provando in quel momento! Non mi andava giù nemmeno il fatto che non avesse nulla con sé ma purtroppo non potevo farci niente, mi consolava però sapere che almeno avesse mangiato prima di arrivare. 
Era spaventato, ne aveva tutti i motivi e per questo cerco di metterlo a suo agio: gli chiedo il nome e mi presento, lo accompagno verso il dormitorio maschile cercando di illustrargli come è strutturato il centro ma è difficile visto che oramai è notte. Giunti a destinazione entriamo e lo presento a tutti i ragazzi che gli fanno un applauso di benvenuto: questo mi rende orgoglioso visto che il gesto mira ad infondere un po' di coraggio e fiducia al nuovo arrivato. Lo lascio qualche attimo con l'educatrice, giusto il tempo di avvisare Liliana e di aspettare il suo arrivo: quando torno da lui lo vedo più sereno anche se dall'espressione dei suoi occhi capisco che c'è qualcosa che non va. 
Gli do la buonanotte insieme ai suoi nuovi compagni di stanza e mi allontano dando alcune raccomandazioni a don Eliseo: so che per lui non sarà una notte facile, troppe novità in pochi minuti. Rimango fuori dal dormitorio per rassicurarmi che tutto fili liscio ma la guardia notturna mi avvisa che il fanciullo non vuole mettersi a letto ed è rimasto in piedi: non mi resta che recarmi da lui, lo invito a coricarsi visto che il giorno dopo sarà bello tosto in quanto gli riserverà tante sorprese e ci vuole un po' affinchè si convinca a farlo. 
Data la situazione mi offro di dare un'occhiata ai fanciulli mentre don Eliseo va a chiudere i portoni d'entrata: è stata una fortuna visto che il nuovo ospite comincia a piangere a dirotto, mi ritrovo nella situazione di farlo uscire dalla sua stanza e fargli prendere una boccata d'aria, nella speranza che gli passi. Il suo è un pianto disperato, è straziante sentirlo: non serve a nulla mettergli una mano sulla spalla perchè tra una lacrima e l'altra ripete dove vorrebbe andare e risulta del tutto inutile spiegargli che purtroppo ciò non è possibile. Continua a piagnucolare ed ad un tratto appoggia la sua testa sulla mia spalla: sento il suo odore, è molto forte, insopportabile, mi verrebbe quasi da dire che puzza mentre mi interrogo quando si è lavato l'ultima volta ma lascio stare, in quel momento la cosa più importante era aver ricevuto quel segnale che mi diceva di provare a dialogare con lui. Con l'aiuto anche della guardia notturna che gli porta un bicchiere d'acqua riesco ad intavolare una chiacchierata, a farlo parlare di cose che gli piace fare e che può trovare in questo centro. Pian piano si rasserena ed accenna un sorriso prima di tornare a letto: è la cosa più bella che mi sia successa da un bel po', mi sento realizzato per aver accompagnato qualcuno che ne aveva bisogno cercando di dare la mia parte migliore.
Har baje

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