Avete mai visto un bambino cominciare a picchiarsi da solo? Mi auguro
proprio di no, a me è successo per ben tre volte in pochi giorni, l'ultima
qualche ora fa: è qualcosa che mi scuote dentro, mi fa sentire del tutto
impotente e mi interroga su cosa fare perchè ciò si ripeta.
E' un evento capace di sorprendermi sempre sebbene sia un'ipotesi con un'alta probabilità di realizzarsi, anche se è preceduto da alcuni segnali che
dovrebbero in qualche modo avvisarmi che sta per accadere: è solo
questione di attimi ed il fanciullo comincia a colpirsi ripetutamente
facendo sanguinare copiosamente il naso, continuando ad urlare “non voglio”
come un disco rotto. Non mi resta che trattenere le sue braccia in modo che
non continui in questo gesto, stando attento a non usare la mia forza per non fargli del male mentre lui in
quel momento sta usando tutte le sue energie, ed invocando aiuto affinchè gli immobilizzino le gambe per evitare che si tiri una ginocchiata in volto:
sono istanti in cui mi sembra che il tempo rallenti la sua corsa mentre
comincio a sentire la fatica nel bloccarlo e mi accorgo pian piano di non sapere più che pesci pigliare visto che tutti i metodi che mi hanno insegnato, dal
convincerlo a fare respiri profondi ad aiutarlo a contare fino a 10, non
hanno sortito alcun effetto. Non mi resta che guardarmi attorno in cerca
disperata di un consiglio mentre cerco di mantenere la calma e di parlargli
con amore ma davanti a me vedo soltanto volti preoccupati o, in qualche
caso, scioccati da tale visione che non sanno nemmeno loro cosa fare.
Devo aspettare che a poco a poco si calmi, nella speranza che ciò avvenga
presto, e leggere i movimenti del suo corpo notando ogni piccolo
particolare, dal respiro a come tiene le dita della mano: gli lascio le
mani, sempre stando attento a che non ricominci a tirarsi pugni, e noto che
finalmente il piccolo si rilassa, rimanendo disteso sul pavimento. Mi alzo,
completamente svuotato e visibilmente scosso, e mi siedo davanti a lui
nell'attesa di qualcosa che mi confermi che il peggio è passato. Più lo osservo e più mi
ricorda qualcosa o meglio qualcuno, precisamente ciò che mi muove e mi ha
condotto fino a qui, a Santa Cruz: Gesù! Non so se è per quello stato
d'animo confuso che sto provando ma giuro di aver visto per un istante che
il piccolo aveva assunto la Sua stessa posizione sulla croce: potete darmi
del pazzo ma è così! Seppur simili quello che ho davanti è ben diverso dal
Cristo in cui ho sempre creduto: quest'ultimo spesso mi invita, mi chiama ad
aiutarlo mentre questa volta si nega, non vuole proprio che gli sia dia una
mano nonostante stia tremando dal freddo ed il suo corpo mandi segnali che
sono proprio l'esatto contrario di ciò che dice. Ad ogni mia domanda la
risposta è sempre no, non vuole nemmeno una coperta e vorrebbe solo dormire,
praticamente stronca ogni mio tentativo di instaurare un dialogo. Non mi
resta che rimanere lì, in attesa, ed ecco che arriva il segnale: inizia a
piangere, un pianto che mi stringe il cuore, ed afferro la sua mano e lui la
stringe come se non volesse mollarla più. Capisco che ora vuole lasciarsi
aiutare, lo sollevo da terra e lo stringo forte a me, mentre il suo volto
si riempie di lacrime e comincia a singhiozzare senza tregua. Gli pulisco il
viso e non posso fare a meno di fissarlo, di vedere il suo dolore attraverso
i suoi occhi: mi si spezza il cuore, non è possibile che un bambino arrivi a
farsi del male, a dirsi cose che preferisco non ripetere... Cosa gli è
successo, cosa lo ha portato ad essere così? Perchè deve pagare così tanto
per cose che non sono dipese da lui e che lo hanno visto soltanto come una
vittima? Fino a quando lo dovrà fare?
Non smetto di interrogarmi su cosa possa aver vissuto per essere così e
lo faccio mentre mi sento completamente svuotato, sconcertato di quanto ho
visto e vissuto in prima persona. La sensazione di impotenza è grande in
quanto mi ritrovo davanti a qualcosa di nuovo che non so proprio come affrontare.
Mi scopro turbato e molto per quel bambino, mi sconvolge come la mancanza di
amore lo abbia trasformato in quello che è, chiedendomi il perchè di tutto
questo e soprattutto su come posso aiutarlo a ricucire almeno in parte il
suo cuore spezzato.
Har baje
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