domenica 6 marzo 2016

Catechista

I ragazzi della Prima Comunione
“Chissà come se la riderà di gusto ora il mio vecchio parroco!”: questo è stato il mio pensiero quando mi hanno chiesto di occuparmi della catechesi dei ragazzi dell’hogar.
Ammetto che la cosa non è farina del mio sacco ma è venuta fuori in un colloquio che ho avuto col Patriarca di Venezia nel mio ultimo rientro a casa: come potevo negare questo suo invito, visto che mi ha dato la possibilità di rinnovare il mio impegno missionario, e che quanto mi è stato chiesto rientra pienamente nei compiti previsti dal mio ruolo? Non c’era un motivo plausibile per cui potevo negarmi, anche se avevo molti dubbi sulla nuova mansione che avrei ricoperto: ne sarei stato all'altezza? Quando frequentavo la parrocchia del mio paese ho sempre declinato l’offerta di fare da catechista e ben più di una volta, convinto di non avere le capacità per farlo sebbene partecipassi con un certo entusiasmo all'organizzazione di veglie e delle feste più importanti dell’anno liturgico: mi sentivo più portato ed a mio agio a fare da animatore post-cresima, dove i ragazzi conoscono i fondamenti cristiani.
Ad alimentare le mie inquietudini era la consapevolezza che qui la catechesi è molto differente da quella fatta in Italia: mentre nel nostro Paese il catechismo segue grosso modo la carriera scolastica dei fanciulli, qui per la Prima Comunione e la Cresima è prevista una preparazione di due anni, che viene ridotta ad uno per il caso speciale rappresentato dagli hogares poichè non è detto che i ragazzi vi permangano per il periodo richiesto di norma. Si sarebbe trattata della mia prima volta e per questo ero timoroso perché non potevo aggrapparmi nemmeno ad un’esperienza già vissuta, anche se in un contesto totalmente diverso… Che fare?
Avevo parlato della cosa con Liliana e poi con Monsignor Sergio, il Vescovo di Santa Cruz, ed entrambi si erano rallegrati della notizia, complice il fatto che nel 2015 non si sono celebrati i sacramenti perché chi si era offerto come catechista molte volte non si era presentato col risultato che i bambini non avevano ricevuto una formazione adeguata, ma avevo ancora delle perplessità, nonostante la fiducia riposta: come potevo intraprendere questo percorso? Non mi sentivo adeguato e necessitavo di una formazione per cui, riconoscendo i miei limiti, ho chiesto aiuto. Ho avuto la fortuna di avere delle persone che non hanno lesinato i loro consigli e mi hanno riportato la loro esperienza come Sandra, una nostra educatrice che ha fatto il corso per essere catechista, e don Claudio, molto attivo nella pastorale della sua comunità: gli devo molto perché ci siamo confrontati spesso sul tema ed i loro suggerimenti sono stati preziosi! Non oso immaginare cosa sarebbe accaduto se non ci fossero stati o se mi avessero negato il loro appoggio!
Un grazie anche a Padre Israel, il parroco della località in cui si trova l’hogar, che mi ha suggerito il percorso da fare coi ragazzi e gli obiettivi da raggiungere: mi ha dato molta fiducia e il sapere che potevo contare sul suo appoggio mi ha incoraggiato non poco!
I ragazzi che si preparano alla Cresima
Rotti gli indugi ho mosso i primi passi in questa mia nuova veste: per non farmi mancare niente devo occuparmi sia della Prima Comunione che della Cresima! Come spesso accade quando si comincia qualcosa, ecco le prime difficoltà: alcuni fanciulli non sono battezzati, altri non sanno leggere e/o scrivere, ci sono età differenti, c’è una ragazza che dovrà fare entrambi i sacramenti… Non mi sono demoralizzato e devo ammettere che tutto questo mi ha incentivato, stimolandomi sulla modalità da seguire: penso di fargli un sacco di domande perché sono dell’idea che se devo parlare di un argomento devo perlomeno sapere se i miei interlocutori sappiano o abbiano una vaga idea di cosa si stia parlando, poi mi aiuterò con dei giochi e dei filmati per catturare la loro attenzione. Farò uso anche di una lavagna in modo che possano fissare nei loro appunti i punti più importanti ma per me sarà importante il confrontarmi ed il dialogare con loro perché son convinto che solamente così potranno  memorizzare le cose più importanti e magari interrogarsi sulla nostra fede… Voglio fornirgli le chiavi per fargli conoscere e comprendere la religione cattolica, condividendo con loro le mie emozioni e le mie convinzioni in materia.
E’ una bella sfida perché per affrontarla devo prepararmi e non posso improvvisare davanti ai ragazzi, devo farmi trovare sempre pronto e sicuro: a volte ti pongono delle domande che possono spiazzarti e mettere a nudo le proprie lacune. Si tratta di qualcosa che comincia ad appassionarmi: quando mi ritrovo a dover allestire la lezione rimango spesso catturato da quanto leggo e mi sorprendo di quante cose non conoscevo o mi ero dimenticato! Sono solo all’inizio di questo nuovo cammino e, come ho detto ai ragazzi, sono fortunato a poterlo fare in loro compagnia perchè sto riscoprendo l’amore di un Dio che non ci abbandona mai ed è sempre al nostro fianco attraverso i loro occhi, la loro innocenza, la loro curiosità, il loro entusiasmo e la loro voglia di sapere qualcosa in più su Gesù… Essere catechista mi sta facendo riaprire gli occhi e riscoprire la fede sotto una nuova luce: ringrazio la mia buona stella,  il Patriarca e chi ha creduto fortemente in me per avermi suggerito questa nuova esperienza!
Har baje

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1 commento:

  1. Io che sono catechista da tantissimo tifo per te e pregherò perché Gesù ti faccia sempre trovare la strada per arrivare al cuore dei ragazzi. L'importante, lo sai anche tu,non è tanto quello che diciamo ma quello che trasmettiamo direttamente dal nostro cuore...il nostro, meglio il Suo Amore! E se proprio ti chiedono qualche cosa di complesso...prendi tempo e confidagli pure che cercherai di informarti meglio per la volta successiva. Resta fermo che la volta successiva devi tornarci sopra! Io dopo tanti anni di catechesi...faccio ancora così! I ragazzi sono sempre una sorpresa!
    Il Signore ti guidi con la sua misericordia e il suo amore.
    Antonella, san Nicolò, mira

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