mercoledì 20 gennaio 2016

C'è chi viene e c'è chi va

Grandi movimenti in questi giorni all’hogar: si sta cominciando la nuova gestione e si saluta chi, per età o per ricongiungimento, deve andarsene e si dà il benvenuto ai nuovi arrivati.
Mai come quest’anno mi ha rattristato il dovermi congedare dai ragazzi, anche se consapevole che li potrò reincontrare in qualche occasione, e non dipende dal fatto che li abbia accompagnati di persona al nuovo centro in cui sono stati destinati: ho avuto la fortuna di conoscerli e di vivere accanto a loro per tre anni, apprezzando i loro pregi e notando i loro difetti, apprendendo i loro problemi ed i loro sogni, imparando a sapere quando non era il momento di andargli vicino e quando invece sì… Insomma siamo cresciuti insieme perché anch’io sono diventato più grande insieme a loro perché mi hanno arricchito con le loro risate, le loro riflessioni, i loro gesti, i loro capricci, le loro confidenze, il loro modo di essere semplicemente sé stessi. Con alcuni non sono mancati i battibecchi ma avevo la sicurezza che se avevo bisogno di qualcosa erano subito lì a darmi una mano, senza chiedere niente in cambio… Ed in questi giorni è questo che più mi manca: a volte mi chiedo perché non stanno arrivando ad aiutare me e don Claudio e poi ricordo che non sono più qui, se ne sono andati.
La nostalgia si fa sentire soprattutto quando noto che mancano nella fila per andare a mangiare o pregare oppure quando mi trovo nel refettorio coi bambini: mi mancano le loro mille domande e le molte battute che mi facevano! Non per fare preferenze ma sento soprattutto l’assenza di un ragazzo che non perdeva l’occasione per abbracciarmi e farmi sentire che per lui sono importante: non è tornato dalle vacanze perché la sua famiglia vive lontano da qui e sa che non potrà restare, visto che quest’anno compierà 18 anni, ma non ho avuto modo di salutarlo come si deve… Spero fortemente di avere quest’occasione, visto che ha lasciato molte cose qui e dovrà venire a riprenderle prima o poi!
C’è una scena che in questi giorni si è ripetuta spesso: i partenti venivano accompagnati alla camionetta da una sfilza di ragazzi e dai fratelli e non si contavano i saluti, gli abbracci, le lacrime… Non mi è stato semplice chiedere loro se erano pronti e mettere in moto la macchina: la mente mi si affollava di pensieri, di ricordi e stentavo a credere che questa era l’ultima volta che li avrei accompagnati da qualche parte. A ciascuno di loro ho voluto regalare una mia maglietta, sicuro che servirà più a loro che a me: non è molto ma è un segno di gratitudine per quanto hanno saputo darmi.
Una volta arrivati a destinazione qualcuno mi ha salutato un po’ incredulo di quanto stava succedendo, il volto evidenziava la tristezza e la paura di non sapere a cosa andrà incontro, gli occhi a stento trattenevano qualche lacrima e mi ha abbracciato forte ed io non sono stato di meno: ecco, forse è questa l’immagine più significativa perché rappresenta cosa è stato per entrambi il camminare insieme così a lungo! Grazie Pamela, Luis, Santiago, Abel, Pricila, Arabel, Juan Carlos e Rodrigo per quanto mi avete dato: sarà sempre una gioia rivedervi!
Har baje 

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1 commento:

  1. Sicuramente un velo di tristezza c'è ma è la bellezza di quando si costruiscono dei rapporti umani veri e sinceri. ...
    Antonella, san Nicolò mira

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