Son giorni intensi, in cui cose da fare ed imprevisti si
susseguono senza tregua ed i ragazzi han voglia di star con me, e di
conseguenza il mio tempo libero si riduce… A questo si aggiunge il fatto che in
questi ultimi due sabati ho fatto da sereno e, a differenza delle altre volte,
sembra che sia caduto vittima di una “maledizione” perché prima o dopo aver
sostituito don Eliseo c’è stata una serie di eventi che mi hanno impedito di riposare a dovere.
Andiamo però con ordine: due sabati fa, consapevole che mi capitava
la notte, mi ero già preparato un programma che prevedeva di stare coi ragazzi
la mattina per poi riposare il pomeriggio. Come spesso accade i fatti hanno
stravolto i miei propositi: alle 6.30 della mattina bussano alla porta della
mia stanza per avvisarmi che la cuoca non si era presentata e nessuno aveva
tirato fuori dalla dispensa le cose per la colazione, il pranzo e la cena. Poco
male, mi dico, una delle due educatrici della mattina andrà a cucinare mentre
darò una mano coi ragazzi ma ecco che, mentre sono in infermeria, mi telefona
Liliana per dirmi che non può venire a lavorare per un imprevisto e così ci
ritroviamo in tre per 62 ragazzi… Con l’altra educatrice mi metto d’accordo per
come organizzare la mattinata: io lavorerò coi maschietti, portandoli a
lavorare nell’orto che in questo periodo sto riprendendo in mano, mentre lei
starà con le bambine pulendo la sala della televisione da cima a fondo. Contemporaneamente
mi trovo anche a dover dire a don Claudio che lavori fare e parlare con il
muratore per dei lavori da eseguire. Dopo la merenda ci occupiamo di far lavare
bene i piedi e di tagliare le unghie ai fanciulli: prima di mandarli a vedere
la televisione tutti dovranno farsi controllare dal sottoscritto.
Dopo una mattinata così movimentata stavo già pregustando il
momento di andare a riposare quando succede il patatrac: mi avvisano che Ines,
una ragazza appena arrivata, era uscita di corsa dall’hogar senza avvisare
nessuno e contemporaneamente Rodrigo si era tagliato la testa giocando nel
dormitorio. Lasciato quest’ultimo alle cure di Sandra, la nostra infermiera, mi
preoccupo di capire qualcosa in più sul presunto tentativo di fuga dagli
educatori e dai ragazzi… Di fronte a due cose coì non sapevo che pesci
pigliare, difficile capire quale sia la priorità e mi stavo un poco agitando:
l’unica cosa possibile era non perdere la calma. In poco tempo il caso di Ines
si risolve: una nostra educatrice l’ha rimandata indietro dopo essersi accorta
che l’aveva seguita e liquido la ragazza facendole capire che non si deve mai
allontanare dalla struttura da sola e deve sempre avvisare dove va. A questo
punto le mie attenzioni vanno su Rodrigo: noto che ha perso abbastanza sangue e
il taglio che ha in testa è profondo e mi dà impressione. Sandra dice che non
c’è la possibilità di curarlo qui all’hogar per cui chiamo Liliana e la
informo dell’accaduto: si opta per portarlo al pronto soccorso, che dista
all’incirca mezz’ora di strada a condizione che non ci sia traffico, visto che
la postazione medica dell’urbanizzazione è chiusa. Una volta arrivati all’ospedale
dove ci hanno detto di portare i ragazzi dai 13 anni in su, scopriamo che hanno
di nuovo cambiato le regole per cui dobbiamo portare il fanciullo ad un altro
centro, a circa 5 chilometri di distanza. Lì fortunatamente ce la caviamo
in un’oretta circa e quattro punti di sutura in testa: mi ha fatto un certo effetto che, per
l’iniezione per l’antitetanica, abbiano chiamato me e non Sandra per
tranquillizzare il ragazzo. Ritorniamo sulle cinque nella struttura per cui il
mio progetto di riposare era andato in fumo: non mi arrabbio più di tanto, non
ne valeva la pena, era molto più importante il fatto che Rodrigo stesse bene e
bastava sfruttare al massimo l’ora che avevo a disposizione per recuperare un
po’ le forze in previsione della nottata che, fortunatamente, è passata senza
grattacapi.
Il giorno dopo però ho pagato il tutto con gli interessi:
ero completamente svuotato, mi sentivo stanco e sembravo uno zombie! Mi
auguravo soltanto di non bissare una giornata così ma invece mi sbagliavo di
grosso! Questo sabato ho nuovamente fatto da sereno: la giornata era andata
bene, ero riuscito a riposare ma è stata la notte a riservarmi qualche
sorpresa, a cominciare dal fatto che tre bambini avevano fatto la pipì a letto
e li ho dovuto farli lavare, cambiare e mettere da una parte quanto impregnato
dall’urina… In cambio ero riuscito finalmente a portare a conclusione qualche
faccenda lasciata a metà per mancanza di tempo, ignaro di quel che mi aspettava
la domenica.
Dopo aver dormito un paio d’ore, esco dalla stanza e mi
vengono a dire che in cucina si è verificato un problema: una delle più piccole
aveva buttato un chilo di sale nella minestra, coi risultati che vi lascio
immaginare! Siccome era anche per la cena cerchiamo di rimediare aggiungendo
dell’acqua ma non abbiamo ottenuto quanto sperato: era ancora salatissima!
Inoltre era finito il gas per cui stavano cucinando a legna: visti i tempi
stretti, vado di corsa a cambiarmi ed aiuto ai fornelli mentre la cuoca va in
refettorio a servire i piatti del primo. Dopo pranzo ecco che alcune ragazze,
castigate da Liliana, mi chiedono se è possibile cambiare la loro punizione:
gli dico di no perché non potevo intromettermi in cose che conoscevo solo
parzialmente ed andare contro una decisione di un’altra persona. Il pomeriggio
lo passo a smontare delle vecchie sedie a rotelle per venderne poi il ferro ed
in compagnia dei ragazzi fino al momento della preghiera serale… Un’altra
giornata piena, mi dico, ma non mi va né di lamentarmi né di arrabbiarmi per
com’è stata: rilassandomi affiora la stanchezza ma anche una certa
soddisfazione perché anche stavolta sono riuscito a dare del mio a qualche
altro che ne aveva bisogno e non mi sono tirato indietro di fronte alle sue
necessità, cercando di tirar fuori il meglio di me.
Har baje
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