domenica 7 settembre 2014

Varicella

Qualche giorno fa Sandra, la nostra infermiera, viene da me accompagnata da un bambino e mi dice “Marco abbiamo un problema”. Già mi pensavo a qualche marachella, tipo un vetro rotto oppure ad una lite, ma mai avrei pensato di imbattermi in un caso di varicella!!!
Dopo aver constatato le chiazze rosse e le prime vesciche in varie parti del corpo, ora si trattava di prendere le prime misure per evitare possibili contagi: si doveva mettere in una stanza il ragazzo, isolandolo dagli altri. Per nostra fortuna c'era una camera libera nel dormitorio maschile e così si opta per metterlo lì, portandogli tutte le cose di cui aveva bisogno, avvisandolo di tenere la porta chiusa e di ridurre al minimo i contatti con i suoi coetanei. Si decide inoltre di controllare i suoi compagni di stanza e di salone di studio, nonché le sue due sorelle, per verificare che nessun altro presentasse qualche sintomo della malattia: io e Sandra avevamo più di un timore perchè avendo 75 fanciulli nella struttura avevamo paura di una possibile epidemia da affrontare!
Qualcuno può affermare che è meglio che prendano la varicella a questa età ma a fare paura erano il numero di possibili malati e la consapevolezza che la situazione sarebbe stata difficile da gestire! Non avendo delle cartelle che riportavano la storia medica, ci si doveva affidare alla memoria di Sandra, che lavora qui da qualche anno, e alle risposte dei ragazzi se aveva già avuto la varicella, verificando se questa avesse lasciato loro qualche segno nel corpo: fortunatamente è risultato che una discreta percentuale ne avesse già sofferto in passato così come io e Sandra, che quindi potevamo darci il turno nell'accudire il piccolo malato.
Quando le preoccupazioni stavano venendo meno ecco che arriva il secondo caso: anche in questo caso facciamo tutti i controlli del caso ma si solleva il dubbio, che risulterà infondato, se ci sia spazio per un secondo letto nella stanza di “quarantena”, viste le sue piccole dimensioni. Questo proprio nel momento in cui il nostro primo ammalato stava nella fase più critica con il viso ed il corpo pieni di vesciche e febbre alta, a volte anche troppo: giovedì ho preso quasi uno spavento nell'accorgermi, misurando la temperatura, che sfiorava i 40 gradi nonostante la somministrazione di paracetamolo. L'unica soluzione è stato bagnarlo e farlo bere constantemente: così, dopo una giornata in cui il termometro non scendeva sotto i 39, si è superato il momento più duro.
Attualmente non si sono verificati altri contagi, anche se non si abbassa la guardia: appena un bambino si lamenta di avere prurito o di qualche brufolo di troppo, subito si esamina la cosa accuratamente, tirando un sospiro di sollievo per l'allarme rientrato! Continuiamo però ad incrociare le dita!
Har baje

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