domenica 3 marzo 2024

A Santa Cruz tra tanti dubbi e certezze

Rieccomi a Santa Cruz: ad accogliermi un caldo terribilmente afoso, a cui avrei rinunciato volentieri e causa di un brutto raffreddore, ma anche un festoso benvenuto che mai mi sarei aspettato! Appena varcato il cancello ecco i ragazzi a gridarmi da lontano “Marco, bienvenido a tu casa!” e poi ecco i più piccoli a corrermi letteralmente incontro per verificare che sì, non ero una visione, ero proprio io che tornavo da loro!
Tra i tanti saluti ricevuti e molto apprezzati, nonostante sul groppone avessi un intero giorno di viaggio, ce n’è uno che mi ha sorpreso: mi si avvicina Alex, che l’anno scorso di punto in bianco non ha più voluto saperne di catechismo e di orto e a malincuore ho accettato questa sua decisione senza ricevere alcuna spiegazione, e mi dà un abbraccio. Giuro: sono rimasto basito, non me l’aspettavo proprio dopo tutto quello che era successo!
Nei giorni seguenti mi travolge una tempesta di tante domande: Marco, quando fai la pizza? Quest’anno posso aiutarti nell’orto? Farò la prima comunione? Posso aiutarti come chierichetto? Ad ogni angolo c'era sempre qualcuno pronto a chiedermi qualcosa, a volte aspettando che gli altri si allontanassero un poco per timore che orecchie indiscrete fossero lì ad ascoltare, oppure per dirmi semplicemente che gli ero mancato. Ricordo che giovedì, dopo l’adorazione, ho notato una decina di fanciulli che mi aspettava all’uscita della cappella, tutti desiderosi di scambiare due parole: sebbene fossi stanco per il viaggio e per il fuso orario non mi sono negato, era giusto ascoltarli dopo tanto tempo ed ero tornato proprio per loro, l’unica certezza in un momento in cui devo trovare ancora un equilibrio dopo la morte di mamma. 
Lo confesso: mi sento ancora un po’ confuso, a volte ho la sensazione di correre nella nebbia, la quale non mi permette di riconoscere nulla di ciò che ho intorno e provoca in me più di qualche dubbio. Mi viene da sorridere pensando che molto tempo fa partivo per Santa Cruz con molte più incertezze, era stato letteralmente un salto nel buio mentre ora, pur sapendo quello che mi aspetta, mi ritrovo ad avere più paura: che sarà di me in futuro? Mi ritrovo a vivere questi giorni osservando i comportamenti dei ragazzi, notando come sono cambiati e sincerandomi che purtroppo quanto mi hanno raccontato fosse vero. Osservo le tante cose da fare tra tombini rotti e tetti da rifare, recinzioni da sistemare ed urgenze da non sottovalutare: mancano i soldi, le autorità preposte a difesa di questi fanciulli hanno annunciato che cominceranno a dare i primi fondi dell'anno tra aprile/maggio, nel frattempo che si può fare? Come possiamo dargli da mangiare? C’è la scuola che ha appena cominciato ed i ragazzi non hanno i testi su cui studiare: che soluzione dare? Non ho la bacchetta magica, magari l’avessi, l’importante è tener duro e sperare, non andrà sempre tutto male no? Unica soluzione al momento è dover ridurre il numero dei piccoli ospitati e sicuramente decidere chi resterà non sarà una passeggiata.
Ascolto bene Liliana, le problematiche che stanno vivendo gli hogar fanno paura, le tante incombenze fanno passare la voglia di continuare, come poter aiutare questi ragazzi se continuano a mettere così tanti paletti, così tanti ostacoli nel cammino? 
Passeggiando per Santa Cruz rimango sorpreso che c’è sempre più gente mezza drogata o ubriaca per strada in pieno giorno, ammetto che l’altro giorno ho avuto un po’ di paura nel vederla. Vedo le lunghe code che spesso si formano nei distributori perché c’è il serio rischio di rimanere a secco, in giro non c’è molta benzina: almeno qui una soluzione c’è, tra qualche giorno farò la revisione del bombolone della camionetta al fine di poter avere la possibilità di rifornirmi di gas, così da evitare di ritrovarci a piedi. 
Osservo, ascolto e mi sembra di tornare un po' agli inizi, aspettando il momento giusto per agire: so che la nebbia che mi avvolge tarderà a diradarsi ma inizio a fare qualche passo, c’è uno spiraglio di luce che cerca di aprirsi un varco ed è rappresentato dai tanti volti di cui si compone il centro e che hanno bisogno di qualcuno che li aiuti e li sostenga. Sono questi ragazzi a rappresentare il motivo per cui sono qui, lo sono stati da sempre ed attualmente sono una delle poche certezze che ho a disposizione e questo mi permette di riprendere il cammino, nonostante tutto ora mi sembri confuso.
Har baje

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