Comincio a pensare che il venerdì non
faccia più per me: è da un bel po' che mi regala più di qualche
brutta sorpresa e delle novità non proprio piacevoli. Ho imparato a
riderci su, a cercare di vedere il lato positivo di quanto mi
accadeva sempre durante quel giorno della settimana ma non ero
preparato a ricevere una notizia così cattiva, la peggiore che mi
sia successo di avere da tempo. A dirla tutta la giornata era cominciata anche bene visto che mi avevano somministrato la prima
dose del vaccino per il covid ed avevo condiviso un pranzo speciale con
qualcuno dei ragazzi: non c'era proprio niente che mi preannunciasse quanto mi sarebbe capitato da lì a poco!
Stavo pelando la yuca con
la cuoca e qualcuna delle ragazze più grandi quando mi squilla il
cellulare: è Liliana e prima di risponderle ho subito pensato che il
motivo della chiamata fosse legato ad una donazione da andare a
ritirare o ad un imprevisto per cui era necessario un cambio di
programma. Nulla di tutto questo: mi dice che nel whatsapp mi ha
mandato un numero, devo richiamarlo urgentemente, si tratta di una
delle suore dell'hogar dove vive Bautista, uno dei miei figliocci che
da sempre è su una sedia a rotelle e ha problemi polmonari. Mi
spiega che sta male, molto male e non devo perdere tempo: tentenno,
stento a credere a quelle parole, mi si gela il sangue.
Una volta conclusa la telefonata mi
precipito a fare il numero che mi è stato dato, dall'altra parte mi
chiedono il piacere di riattaccare e di fare una videochiamata. Non
dico nulla, mi limito a soddisfare quanto mi era stato richiesto sebbene mi costi un
poco farlo visto che devo registrare il numero nella mia rubrica
whatsapp che ha un numero telefonico diverso rispetto a quello che
uso per le chiamate ordinarie. Lo faccio mentre le mie mani tremano
vistosamente, nella mia testa c'è un viavai pazzesco di pensieri
contrastanti tra loro mentre mi ripeto che non può essere vero
quello sto vivendo in quel momento. Richiamo e nello schermo mi
compare il volto del mio piccolo figlioccio: ha gli occhi arrossati e
due tubi che entrano nel naso. La sua voce è affannosa, gli costa
parlare più di quanto normalmente lo sia ma ha la forza di dirmi che
sta male: ho un brivido, non ricordo che me l'abbia mai detto,
nemmeno quando gli facevo compagnia durante i suoi ricoveri in
ospedale. Cerco di sorridergli, alla domanda di come sto gli dico che
va tutto bene e cominciamo a chiacchierare, dall'altra parte lo
aiutano a farsi capire. Una volta congedatomi da lui, noto che la
suora si sposta di stanza per potermi informare della situazione:
sembra che sia questione di tempo, i polmoni del piccolo risultano
seriamente danneggiati e il dottore ha suggerito di riportarlo al
centro perchè non c'era più molto da fare per lui. Sono sconvolto a
dir poco, comincio a singhiozzare ed a fil di voce le chiedo se posso
venire a vederlo: mi risponde di sì, non posso che essere
infinitivamente grato con lei e seguo il suo consiglio di andare
subito da lui perchè c'è la possibilità che non arrivi
all'indomani.
Chiudo la chiamata e scoppio in
lacrime, non riesco proprio a crederci! Visto che le due camionette
presentano qualche problema richiamo Liliana e le chiedo se può
portarmi da Bautista, lo faccio trattenendo a stento il dolore che
sto provando. Vado a cambiarmi e corro verso il cancello giusto
nell'attimo che la macchina di Liliana arrivi e si fermi, salgo e le
racconto quello che è passato. Durante il tragitto la mia mente è
offuscata dai pensieri più cupi, mi rimprovero del fatto che non sia
andato a visitarlo da quando ero tornato l'anno scorso sebbene lo
volessi proteggere, se si fosse contagiato per causa mia non me lo
sarei mai perdonato. Sapevo che era in buone mani e la mia speranza
era che rimanesse in buona salute ma purtroppo non è stato così: mi
hanno detto che aveva contratto il covid e ne era guarito sebbene
avesse reso più complicate le sue condizioni di salute ma ora aveva
avuto una ricaduta, vomita tutto quello che mangia, respira grazie
al bombolone d'ossigeno e da qualche giorno gli fa male il petto,
vicino al cuore.
Quando entro nella sua stanza lo vedo
sdraiato nel letto, non è cresciuto molto dall'ultima volta. E'
sorpreso di vedermi, vedo che i suoi occhi si umidiscono ed è così
che capisco che è felice che sia lì. Lo vedo male, molto male e
questo mi blocca, non riesco a rompere il ghiaccio. Per fortuna c'è
Liliana che ha voluto accompagnarmi e rompe la tensione di quel
momento: grazie a lei riesco a ritrovare il coraggio, la forza di essere me stesso
con il mio figlioccio. Gli prendo la mano e lui me la stringe: lo fa
con forza e questo mi rallegra, non ricordo che ne aveva così tanta
e ciò mi fa ben sperare. Cominciamo a giocare ed a scambiare qualche
parola, sebbene gli costi molto, ma a me basta guardare l'espressione
dei suoi occhi per capirlo, è sempre stato così da quando è
entrato nella mia vita. Mi ripete che sta male, sente dolore e mi
indica il cuore, cerco di sviare il discorso ma non ci riesco. Posso
dirgli soltanto che è forte, che lo è sempre stato e deve
continuare ad esserlo per me e soprattutto per lui. Noto che è
magro, anche troppo, e con la mano posso sentire che ha un buco al
posto della pancia. Continuo a giocare con le mani come lo abbiamo
fatto un sacco di volte, come se non fosse passato parecchio tempo
prima di poter star ancora insieme. Non riesco a convincermi che le
sue condizioni siano gravi, non riesco davvero a crederlo nonostante
le parole di chi si sta prendendo cura di lui. Vorrei stare con lui
ancora un po' ma è stanco, lui stesso mi invita ad andarmene. Prima
di farlo però faccio in tempo a dirgli che gli voglio bene e lui mi
risponde “anch'io”: non me l'aveva mai detto prima e lo fa
stringendomi la mano più forte. In quel momento mi ha fatto un
regalo grande, molto di più rispetto a quando mi ha chiesto di
essere suo padrino.
Non l'ho visto bene, tutt'altro ma sono
sicuro che Bautista, sebbene gli stia costando più del dovuto, si
stia aggrappando alla vita, so che è così testardo da ottenere
sempre quello che vuole: spero davvero che sia così anche stavolta,
sebbene abbia molte sensazioni negative. Forza piccolo mio!
Har baje
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