Ci sono volte in cui sono chiamato a
svolgere qualcosa che proprio non vorrei fare perchè non le sento nelle mie corde o per pigrizia oppure per il senso di disagio o disgusto
che mi provocano ma alla fine mi ritrovo a compierle perchè è per i
ragazzi, per il loro bene e quindi è giusto portarle a conclusione.
Stavolta però è stato più difficile dire sì, anche se
inizialmente l'ho pronunciato con la speranza che poi non se ne
avrebbe fatto nulla per forza maggiore: c'era da portare un fanciullo
in ospedale per una serie di controlli e fin qui niente di male, se
escludo il fatto che i contagi siano in costante aumento ed il
sistema sanitario stia dando i primi segnali di collasso.
Ho cominciato a ritenere quel mio
assenso un po' troppo affrettato, a dubitare di aver fatto la scelta
giusta e mi sono reso conto che pian piano dentro di me si faceva
strada la paura visto che sarei dovuto andare in uno dei luoghi che
sarebbe meglio evitare da quando è scoppiata la pandemia: e se mi
fossi ammalato cosa sarebbe stato di me? I timori crescevano col
passare del tempo, così come le preoccupazioni che erano basate
sull'osservare come nei mercati la stragrande maggioranza delle
persone non indossi più la mascherine ed i controlli nei negozi,
salvo rare eccezioni, fossero completamente spariti; sulla mancanza
di provvedimenti che possano in qualche modo contenere la pandemia e
sulle parole del presidente che ha affermato che bisogna resistere
fino a quando non arriverà il vaccino e non verrà riproposta come
soluzione la quarantena. Praticamente bisognava arrangiarsi per cui
ho cominciato a ridurre le mie uscite e quelle volte che vado in
centro cerco sempre di comprare tutto quello che serve per evitare di
tornarci presto, ho cominciato a cambiare strada quando vedevo
davanti a me gruppi numerosi di persone ferme ad un negozio o ad un
chiosco e non dimentico mai di indossare la mascherina in teoria più
efficace, prendendo sempre la precauzione di bagnarmi non appena
varco la porta d'ingresso del centro: questo perchè non solo devo proteggere me
stesso ma anche i fanciulli.
Ora però ero chiamato ad andare
all'ospedale, dove i rischi sono maggiori, e l'idea proprio non mi
faceva fare i salti di gioia, anzi! Avevo dato la mia parola e non
potevo certo rimangiarmela, dovevo solamente cercare di liberare la
testa dai pensieri più cupi: certo, c'era la possibilità di mandare
qualcun'altro al mio posto ma se gli fosse successo qualcosa non me
lo sarei mai perdonato e poi ero ben consapevole di come la mia
coscienza non mi avrebbe lasciato in pace se avessi preteso che altri
facessero quello per cui mi son tirato indietro per primo, sarebbe
stata pura ipocrisia! L'idea di rimandare tutto fino a quando la
situazione migliorasse l'avevo già esclusa a priori: quel bambino ne
aveva bisogno ora, era una priorità sapere se e cosa non funzionasse
col cambio fatto nel trattamento per l'artrite a cui è sottoposto in
quanto nel suo corpo erano comparsi alcuni sintomi che non sapevamo
se erano riconducibili o meno a quanto stava assumendo. E' proprio
per lui che ho messo da parte i cattivi pensieri e la tentazione di
gettare la spugna: in quel momento aveva bisogno anche di me e non
potevo cerco tirarmi indietro! Per cui eccomi rispolverare la tuta
protettiva di puro plastico, pur sapendo che indossarla con questo
caldo la sauna era assicurata, munirmi della mascherina più efficace
a mia disposizione per coprire naso e bocca, non dimenticando di
darne una al mio piccolo amico, e sopratutto di alcol in gel: in
questo modo avevo la speranza di difenderci maggiormente da un
possibile contagio visto i tempi lunghi di attesa che lì ci avrebbero
aspettato.
Le due volte in cui mi sono recato in
clinica mi hanno riservato piacevoli sorprese, come il fatto che si
entrava solo esibendo i documenti necessari per gli esami o che tutti
indossassero la maschera di protezione oppure mantenevano un certo distanziamento nello stare seduti. Non sono mancati certo
momenti meno positivi, come lo stare quasi appicicati nelle file, il voler mettere una quarantina di persona
in una sala d'attesa che ne poteva ospitare solamente la metà o
vedermi rifiutata una prenotazione già fatta per un semplice timbro
mancante per cui mi è ritoccato rifare la fila dopo mezz'ora di
inutile attesa... Alla fine tutto è andato bene e quello che conta è
che il fanciullo abbia fatto tutti i controlli richiesti, malgrado il
tempo interminabile ad aspettare il proprio turno e gli attimi di puro smarrimento provati nell'accorgermi che a qualche metro da me c'era un ragazzo attorniato da medici che stavano
dibattendo se fargli il tampone per i sintomi che presentava o
vedendo diversi fogli dentro un raccoglitore che riportava la
dicitura “test covid”. In quella manciata di minuti non so
proprio come sia riuscito a stare calmo ed a essere lucido per
allontanarmi e lavarmi più spesso le mani, inoltre ho avuto la
cortezza di cambiarmi e bagnarmi non appena giunto all'hogar,
pretendendo la stessa cosa dal bambino che avevo accompagnato: non si
tratta di paranoia, qui la questione è proteggere me stesso e gli
altri per amore e ringrazio il Cielo che ancora una volta mi ha dato
una mano a fare del bene.
Har baje
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