sabato 23 gennaio 2021

Proteggersi

Ci sono volte in cui sono chiamato a svolgere qualcosa che proprio non vorrei fare perchè non le sento nelle mie corde o per pigrizia oppure per il senso di disagio o disgusto che mi provocano ma alla fine mi ritrovo a compierle perchè è per i ragazzi, per il loro bene e quindi è giusto portarle a conclusione. Stavolta però è stato più difficile dire sì, anche se inizialmente l'ho pronunciato con la speranza che poi non se ne avrebbe fatto nulla per forza maggiore: c'era da portare un fanciullo in ospedale per una serie di controlli e fin qui niente di male, se escludo il fatto che i contagi siano in costante aumento ed il sistema sanitario stia dando i primi segnali di collasso.
Ho cominciato a ritenere quel mio assenso un po' troppo affrettato, a dubitare di aver fatto la scelta giusta e mi sono reso conto che pian piano dentro di me si faceva strada la paura visto che sarei dovuto andare in uno dei luoghi che sarebbe meglio evitare da quando è scoppiata la pandemia: e se mi fossi ammalato cosa sarebbe stato di me? I timori crescevano col passare del tempo, così come le preoccupazioni che erano basate sull'osservare come nei mercati la stragrande maggioranza delle persone non indossi più la mascherine ed i controlli nei negozi, salvo rare eccezioni, fossero completamente spariti; sulla mancanza di provvedimenti che possano in qualche modo contenere la pandemia e sulle parole del presidente che ha affermato che bisogna resistere fino a quando non arriverà il vaccino e non verrà riproposta come soluzione la quarantena. Praticamente bisognava arrangiarsi per cui ho cominciato a ridurre le mie uscite e quelle volte che vado in centro cerco sempre di comprare tutto quello che serve per evitare di tornarci presto, ho cominciato a cambiare strada quando vedevo davanti a me gruppi numerosi di persone ferme ad un negozio o ad un chiosco e non dimentico mai di indossare la mascherina in teoria più efficace, prendendo sempre la precauzione di bagnarmi non appena varco la porta d'ingresso del centro: questo perchè non solo devo proteggere me stesso ma anche i fanciulli.
Ora però ero chiamato ad andare all'ospedale, dove i rischi sono maggiori, e l'idea proprio non mi faceva fare i salti di gioia, anzi! Avevo dato la mia parola e non potevo certo rimangiarmela, dovevo solamente cercare di liberare la testa dai pensieri più cupi: certo, c'era la possibilità di mandare qualcun'altro al mio posto ma se gli fosse successo qualcosa non me lo sarei mai perdonato e poi ero ben consapevole di come la mia coscienza non mi avrebbe lasciato in pace se avessi preteso che altri facessero quello per cui mi son tirato indietro per primo, sarebbe stata pura ipocrisia! L'idea di rimandare tutto fino a quando la situazione migliorasse l'avevo già esclusa a priori: quel bambino ne aveva bisogno ora, era una priorità sapere se e cosa non funzionasse col cambio fatto nel trattamento per l'artrite a cui è sottoposto in quanto nel suo corpo erano comparsi alcuni sintomi che non sapevamo se erano riconducibili o meno a quanto stava assumendo. E' proprio per lui che ho messo da parte i cattivi pensieri e la tentazione di gettare la spugna: in quel momento aveva bisogno anche di me e non potevo cerco tirarmi indietro! Per cui eccomi rispolverare la tuta protettiva di puro plastico, pur sapendo che indossarla con questo caldo la sauna era assicurata, munirmi della mascherina più efficace a mia disposizione per coprire naso e bocca, non dimenticando di darne una al mio piccolo amico, e sopratutto di alcol in gel: in questo modo avevo la speranza di difenderci maggiormente da un possibile contagio visto i tempi lunghi di attesa che lì ci avrebbero aspettato.
Le due volte in cui mi sono recato in clinica mi hanno riservato piacevoli sorprese, come il fatto che si entrava solo esibendo i documenti necessari per gli esami o che tutti indossassero la maschera di protezione oppure mantenevano un certo distanziamento nello stare seduti. Non sono mancati certo momenti meno positivi, come lo stare quasi appicicati nelle file, il voler mettere una quarantina di persona in una sala d'attesa che ne poteva ospitare solamente la metà o vedermi rifiutata una prenotazione già fatta per un semplice timbro mancante per cui mi è ritoccato rifare la fila dopo mezz'ora di inutile attesa... Alla fine tutto è andato bene e quello che conta è che il fanciullo abbia fatto tutti i controlli richiesti, malgrado il tempo interminabile ad aspettare il proprio turno e gli attimi di puro smarrimento provati nell'accorgermi che a qualche metro da me c'era un ragazzo attorniato da medici che stavano dibattendo se fargli il tampone per i sintomi che presentava o vedendo diversi fogli dentro un raccoglitore che riportava la dicitura “test covid”. In quella manciata di minuti non so proprio come sia riuscito a stare calmo ed a essere lucido per allontanarmi e lavarmi più spesso le mani, inoltre ho avuto la cortezza di cambiarmi e bagnarmi non appena giunto all'hogar, pretendendo la stessa cosa dal bambino che avevo accompagnato: non si tratta di paranoia, qui la questione è proteggere me stesso e gli altri per amore e ringrazio il Cielo che ancora una volta mi ha dato una mano a fare del bene.
Har baje

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