lunedì 4 febbraio 2019

Encuentro de los hogares 2019

Ieri c'è stato il consueto incontro degli hogares organizzato dal Proyecto Don Bosco: a differenza degli altri anni l'ho vissuto con un po' di amarezza, legata al fatto che i miei figliocci che si trovano ora in altri centri non erano presenti mentre in cuor mio speravo di poterli vedere tutti insieme in quest'occasione.
Mi faceva un poco strano partecipare a quest'edizione perchè mancava una figura a mio avviso molto amata dai ragazzi: Padre Ottavio, che è stato destinato ad altri incarichi. Non vederlo lì in mezzo a tutti questi giovani un po' mi stupiva e dall'altra mi dava l'idea che mancasse qualcosa, che ci fosse un vuoto: non è colpa di nessuno né tantomeno del nuovo direttore che lo sta sostituendo da poco tempo e che avrà tutto il tempo per dimostrare il suo valore ma respiravo un'atmosfera differente dalle altre volte... Non mancava la voglia di stare assieme e divertirsi, di reincontrarsi fra vecchi amici ma tirava un'aria dismessa, sottotono rispetto allo scorso anno: si sapeva che sarebbe arrivato il momento in cui Padre Ottavio non sarebbe stato presente all'annuale incontro degli hogares ma non avrei mai pensato che la sua assenza si sarebbe sentita così tanto, almeno da parte mia.
Nonostante questo come sempre questo momento particolare mi ha regalato dei buoni ricordi: ho potuto scambiare qualche parola con altri italiani che lavorano presso altri centri e ciò mi lascia sempre qualcosa dentro e sopratutto ho rivisto molti dei ragazzi che son passati per l'hogar, meravigliandomi di come siano cresciuti e scambiandoci qualche battuta che mi ha permesso di capire come stanno. Mi ha colpito il fatto che mi hanno cercato in molti per scambiare il segno della pace durante la Messa ma non è stato da meno l'incontro con Abel, un ragazzo che è andato via dal centro due anni fa, che ha voluto parlare con me e raccontarmi a tutti i costi le sue disavventure scolastiche: segni che c'è ancora un legame che ci unisce, malgrado non ci si veda spesso.
L'episodio che più mi ha scaldato il cuore però riguarda Roly, l'unico figlioccio che mi è rimasto all'hogar: l'ho invitato a fare la comunione assieme a me, sulle prime ha tentennato sorridendomi come solo lui sa e poi è venuto da me, accettando la mia proposta. Una volta ricevuta l'Eucaristia si è messo al mio fianco e proprio in quell'istante ci è passata davanti sua sorella Pamela, che da qualche anno si trova in un altro centro: appena hanno incrociato gli sguardi nel volto di entrambi si è stampato un sorriso che raccontava tutta la gioia nel potersi rivedere e si sono lasciati andare ad un lungo abbraccio che faceva ben capire l'affetto che c'è fra i due. Questo gesto mi ha fatto una grande tenerezza e non potevo che essere contento per tutti e due, sopratutto per Roly perchè so quanto tiene a Pamela ed ammetto che gli voglio bene, anche se a volte il suo essere monello mi mette a dura prova: non riesco ancora a togliermi dalla testa quel suo sorriso che gli dipingeva il viso, quel suo sguardo che mi fissava mentre teneva stretto a sé la sua sorellona ed era espressione di quell'immensa felicità che stava provando proprio in quegli attimi. Quel momento ha dato un senso in più alla mia giornata e mi ha fatto capire quanta magia racchiuda ancora l'incontro degli hogares che, malgrado qualche assenza o speranza andata a male, permette ai fratelli ed alle amicizie più vere di reincontrarsi.
Har baje

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1 commento:

  1. Ok, Marco, quanti ricordi mi risvegli con le tue cronache... Conserva l'allegria e la capacità di sorprenderti... i bimbi non cesseranno di farlo per il tuo bene... e buona caccia alle capre!!!

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