mercoledì 15 novembre 2017

Figliocci

E' tempo di battesimi (celebrati domenica) e prime comunioni ed i ragazzi sono alla caccia di qualcuno che gli faccia da padrino: di solito cercano di nominare chi gli è più simpatico o la persona a cui sono più legati, a volte lo individuano in una figura associata a qualche episodio felice o più semplicemente è il cuore che li spinge a fare una determinata scelta. Quest'anno però, su consiglio del parroco, la figura del santolo deve corrispondere a certe caratteristiche dettate dalla Chiesa (deve essere cattolico praticante, deve aver fatto la Cresima ed essersi sposato con rito religioso) e sopratutto si deve impegnare a seguire il fanciullo nella sua crescita, deve interessarsi a lui e quindi non può essere solo una fugace comparsa nella loro vita, buona per fargli un regalo e per la foto che ricordi il giorno in cui hanno ricevuto il sacramento. Il motivo è presto detto: il padrino svolge una particolare funzione, quella di secondo genitore, ed ha il dovere di consigliare, di interessarsi, di prendersi cura del proprio figlioccio.... E per questi ragazzi ha un valore aggiunto, visto che sono pochi quelli che ricevono visita e ce ne sono numerosi che sono orfani di almeno un genitore.
Proprio su questo compito, grazie anche alle parole che Liliana ha detto i ragazzi, mi capita di riflettere in questi giorni visto che mi interessa da vicino, avendo 6 figliocci, di cui uno purtroppo ne ho perso le tracce dopo che è tornato a vivere dalla nonna. Degli altri 5 una si trova in un altro centro, si chiama Andrea e mi auguro che mi diano il permesso di visitarla al più presto mentre i restanti quattro vivono qui e si chiamano Ruth Karen, David, Sandra e Bautista. Della prima sono stato padrino per battesimo, comunione e cresima e ci sono molto legato perchè l'ho vista entrare qui e crescere; David è mio figlioccio di prima comunione; Sandra l'ho tenuta a battesimo e comunione mentre Bautista al momento solo al battesimo. 
Non posso nascondere il fatto che gli voglia bene ed a volte mi risulta difficile metterli sullo stesso piano degli altri, anche se cerco di essere imparziale. Ricordo ancora il momento in cui mi hanno chiesto di accompagnarli nel ricevere i sacramenti: una grandissima emozione e devo dire che per me è un onore il fatto di essere stato scelto da ciascuno di loro perchè hanno visto in me qualcosa di davvero speciale. All'inizio non avevo la minima idea di come avrebbe influito sulla mia vita il dire sì al loro desiderio di essere mio figlioccio o figlioccia: non ne afferravo forse l'importanza. Mi sono limitato a comprargli delle scarpe, dei vestiti e portarli a mangiare fuori dopo aver ricevuto il sacramento: il vederli sorridere, il notare che erano contenti mi bastava, mi dava la certezza di aver fatto la scelta giusta. Poi però ho capito che non sarebbe finita lì: ti vengono a salutare, mi ricordo che Andrea quando era qui all'hogar sempre mi chiamava padrino con una dolcezza difficile da descrivere, ti vengono a raccontare le cose buone che sono passate e si vergognano quando li cerco per parlargli di qualche marachella che hanno combinato... Ad un tratto mi accorgo che la mia vita si è intrecciata con la loro! 
Non sono tutte rose e fiori: so che non sono perfetti ma ci rimango male nel venire a sapere quando si comportano male oppure mi riferiscono che mancano di buona educazione perchè sento di avere un po' di colpa... Non è che sono uno a cui piace parlare e nel vedere certi loro atteggiamenti ho chiuso gli occhi, mi sono voltato dall'altra parte dicendomi che non era compito mio, a volte impaurito dalla reazione che potrebbero avere davanti ad un mio interessamento. E qui ammetto di aver sbagliato e mi sono accorto di questo soltanto da poco: essere padrino significa riprendere il proprio figlioccio cercando di fargli capire cosa non va e fargli sentire che ci sarà sempre quando avrà bisogno di un consiglio. Molte volte mi sono sottratto a questo impegno ma qualche giorno fa ho avuto un sussulto: c'è stato un episodio che mi ha richiamato al dovere, che mi ha fatto capire che non potevo più restare a guardare e dovevo agire. David aveva reagito in malo modo al fatto che un bambino lo stava importunando ed era già la terza volta che capitava: ho sentito la necessità di prenderlo in disparte e parlargli con il cuore in mano. Mi sono scusato per essere stato fin in quel momento un pessimo santolo ma ora volevo cambiare, intendevo dare una svolta al nostro rapporto: gli ho fatto capire che anche se non sono legato a lui da vincoli di sangue gli voglio bene e mi interessa il suo futuro. Gli ho confessato che ero preoccupato del suo atteggiamento e gli ho pregato di parlare con qualcuno per evitare che la cosa si ripetesse in futuro: se non voleva farlo con me, poteva farlo con chi voleva, l'importante era che lo facesse. L'ho invitato a pensare se gli piacesse ricevere lo stesso trattamento che ha riservato all'altro fanciullo, mi ha risposto di no e gli ho fatto capire che non deve fare agli altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a lui... Il risultato? Si è messo  piangere e mi ha cercato con lo sguardo in cerca di una pacca sulla spalla, di qualche parola di conforto: una reazione che mi ha colto di sorpresa! 
Del tutto differente è lo stato d'animo che provo quando Sandra non mi saluta o mi ignora dopo che l'ho colta a fare qualcosa che non doveva fare e l'ho sgridata: mi rattristo di questo atteggiamento, mi verrebbe da dirgliene quattro ma rimango zitto perchè so che le passerà, nel frattempo mi sforzo ad andare avanti come nulla fosse e facendomi trovare pronto quando avrà bisogno di me per il semplice fatto che mi interessa che stia bene. Spero che capisca che una romanzina è un modo per far capire che lei per me è importante, per dire che mi importa tutto ciò che fa: credo sia uno dei tanti modi in cui un padrino manifesti il proprio affetto verso la figlioccia. Un'altra forma per farlo l'ho sperimentata un mese fa circa quando Ruth ha reincontrato alcuni familiari dopo tanto tempo: la sua reazione è stata negativa e mi ha preoccupato, alla mia domanda su come stava mi ha detto una piccola bugia ma credo che poi ci siamo capiti solo attraverso uno scambio di occhiate. 
Piano piano ho cominciato ad interessarmi sul loro andamento a scuola e sulla loro salute, arrivando a comprare i medicinali di tasca mia quando mancano in hogar e ne hanno bisogno o arrivando, come nel caso di Bautista, a passare delle notti in ospedale per prendersene cura solo perchè loro per me contano. Ho cominciato a fare miei i loro problemi e le loro richieste e, quando possibile, compiere un piccolo sforzo economico per cercare di realizzarle come quella volta che ho voluto a tutti i costi pagare il costo del viaggio fatto dall'assistente sociale per cercare la zia di Bautista. Ho gioito sapendo che la cosa ha dato esito positivo e vedendo poi i due incontrarsi dopo anni, guardare il voto radioso del mio figlioccio è stata la ricompensa più grande che ho potuto ricevere. Perchè l'ho fatto? Semplicemente per amore, quello che ha spinto questi fanciulli a scegliermi come santolo, quello che mi induce a fare quanto posso per vederli felici o per cercare di soddisfare le loro necessità, quello che mi spinge ad intristirmi fino a piangere quando Sandra mi dice che gli manca la mamma, quello che mi fa sentire impotente quando Bautista mi chiede perchèil motivo per cui sua mamma non lo viene a trovare ed io non posso e non voglio dirgli che è morta, quello che mi fa cambiare la giornata quando David mi guarda e nel suo volto fiorisce un sorriso, quello che mi fa trovare pronto quando Ruth ha bisogno anche solo della mia presenza per essere più sicura, quello che dà il coraggio ad Andrea per chiedermi di andarla a trovare più spesso, quello che me li fa sentire un po' come i figli che non ho mai avuto che a volte mi fanno arrabbiare ma sono una delle soddisfazioni più grandi che ho avuto finora.
Questi fanciulli sono la mia piccola famiglia dentro quella più grande dell'hogar e sono il dono più grande di questa mia esperienza: grazie David, Ruth Karen, Andrea, Bautista e Sandra per tutto!
Har baje

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