martedì 14 marzo 2017

Sensazioni dei primi giorni

Rieccomi all'hogar, dopo circa un mese e mezzo in Italia a ricaricarmi di energie, e devo dire che questi primissimi giorni sono stati tanto intensi quanto belli. I miei dubbi e le mie preoccupazioni sono stati smentiti dai fatti: avevo qualche timore circa il fatto di tornare con una gestione già avviata a fine di gennaio e quindi di adattarmi a quanto già era stato definito ma devo dire che l'affetto dei fanciulli e l'appoggio di Liliana mi aiutato parecchio.
Al mio arrivo, giovedì scorso, Liliana è venuta a prendermi all'aeroporto e, con mia grande emozione, tutti i bambini erano all'ingresso del centro ad aspettarmi e darmi il benvenuto prima di andare a scuola: mi hanno salutato, i più piccoli mi hanno circondato per abbracciarmi, c'è chi mi sorrideva... Non è mancato chi mi ha subito chiesto “Adesso resti qui vero? Non è che vai via un'altra volta?” e gli ho risposto che ero qui per loro: quest'episodio mi ha molto colpito perchè mi ha fatto capire che si è instaurato un bel rapporto e che gli son mancato.
La prima cosa che ho notato sono i tanti volti nuovi, tutti da conoscere e da scoprire: alcuni già si sono avvicinati e non appena mi vedono mi vengono incontro mentre altri li ho appena intravisti ma sicuramente ci sarà il tempo per far crescere un'amicizia. Quest'anno abbiamo più bambine che maschietti (37 contro 26) e ci sono tanti piccoli, per cui bisognerà avere più pazienza rispetto agli scorsi anni.
I primi giorni li ho voluti prendere con calma sia per riprendere il ritmo che per capire i cambiamenti fatti in mia assenza per non commettere grossi errori ma anche per stare di più coi miei piccoli amici: mi son mancati e volevo la loro compagnia, farmi raccontare come hanno passato le giornate in mia assenza, ascoltarli, ridere con loro e giocarci assieme. Il tempo trascorso è stato utile per reinserirmi e per osservare ma mi è servito anche per venire alla conoscenza di qualche piccolo problema: fino ad oggi una onlus, che gli scorsi anni ci aiutava attraverso una donazione in denaro che copriva buona parte del bilancio annuo, non si è messa in comunicazione col centro per cui non si sa se quest'anno ci darà il suo sostegno; con la nuova gestione del collegio si sono dovuti comprare tutti testi scolastici originali (anche se la casa editrice ci è venuta incontro con un piccolo sconto); qualcuno del personale se n'è andato o ha presentato le dimissioni; le porte stanno cadendo a pezzi ed anche le lenzuola e le ciabatte dei ragazzi non sono messe bene, così come tante altre cose... Si sa la vita di un hogar è fatta anche di questo, l'unica cosa è non demoralizzarsi e andare avanti facendo quello che è possibile, il resto si vedrà. Sicuramente io non mi tiro indietro ed infatti domenica mattina ho fatto da educatore ai ragazzi: un bel modo per cominciare  anche per capire quali sono le prime necessità a cui far fronte e per conoscere da vicino il lavoro di chi sta sempre coi ragazzi, scoprendo anche quali difficoltà presenta.
Oltre all'affetto che i ragazzi mi riservano, una bella soddisfazione l'ho avuta dall'essere riconfermato catechista perchè Liliana ha esaminato il mio lavoro e parlato con chi avevo seguito nella preparazione alla prima Comunione e alla Cresima e l'ha trovato molto buono: è stato gratificante vista la fatica che avevo fatto! La novità è che avrò un salone tutto mio per svolgere questo ruolo: dovrò sistemarlo ma non vedo l'ora di cominciare!
A mettere però freno all'entusiasmo che provo nell'essere di nuovo qui c'è stato un fatto che mi è accaduto proprio oggi: ero in città per il mio giorno di riposo, sono entrato in un ristorante e mentre aspettavo quanto ordinato ho visto entrare dei ragazzi di strada, il più grande avrà avuto 7 anni, che si avvicinavano ai vari tavoli per chiedere qualche avanzo, gli ossi del pollo già mangiati... Ho sentito un tuffo al cuore, praticamente son ritornato coi piedi per terra perchè queste giornate sono state una piccola illusione, mi avevano chiuso gli occhi su quella che è la realtà di questo paese in cui ci sono tanti, troppi che vivono per strada e la maggioranza sono giovani. C'è ancora tanto da fare, so che non ho la possibilità di aiutare tutti ma intanto cerco di continuare a dare il mio contributo nel mio piccolo, chissà che possa essere d'esempio per qualcuno e lo invogli a pensare a chi è più sfortunato.
Har baje

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