domenica 30 ottobre 2016

Cresime

Non c’è due senza tre: per il terzo sabato consecutivo in hogar si respirava aria di festa, la cappella era addobbata per le grandi occasioni visto che stavolta si celebravano le Cresime! Anche in quest’occasione vestivo i panni del catechista ed anche del padrino, facendo così l’en plein dopo i battesimi e le prime comunioni.
Non so bene il motivo ma questa volta ero molto più nervoso delle altre occasioni, sentivo maggiormente la celebrazione e volevo che tutto fosse ben organizzato e filasse liscio: era un momento molto importante per i giovani che avevo accompagnato per vari mesi in questo cammino di fede e lo era per me perché mi facevo garante del loro impegno davanti al sacerdote. Liliana dice che era proprio questo che giustificava con tutta probabilità il mio stato d’animo: il fatto di dover parlare davanti a tutti, cosa che mi mette a disagio, per testimoniare la costanza e la preparazione dei ragazzi che avevo seguito.
Per tutta la settimana pressavo i membri del gruppo liturgico per sapere se avevano fatto quanto gli avevo chiesto per abbellire la cappella: hanno avuto una grande pazienza perché glielo chiedevo minimo tre volte al giorno visto che non volevo improvvisare all’ultimo e farmi trovare impreparato! Avevo ben impresso nella mente il risultato finale e grazie a loro è venuto ancora meglio di quanto pensassi: abbiamo appeso delle colombe all’interno della chiesetta, ognuna delle quali portava un dono dello Spirito Santo, mentre nella porta d’entrata ne abbiamo posta un’altra con le ali aperte da cui partivano dei nastri rossi, che simulavano dei raggi di luce, ed abbiamo attaccato alle vetrate dei cartoncini colorati a forma di fiamma per dare l’idea di una pioggia di lingue di fuoco per rappresentasse la venuta dello Spirito. Ci sono volute un bel po’ di ore ma alla fine l’allestimento è piaciuto a tutti: ne è davvero valsa la pena!
Oltre a trovare le letture, le preghiere e le monizioni per chi avrebbe letto durante la cerimonia mi sono preoccupato di ritagliare dei cartoncini a forma di fiamma con i nomi dei ragazzi, visto che ciascuno l’avrebbe dovuto indossare ponendoselo nel petto come previsto dal cerimoniale. Più il sabato si avvicinava più le preoccupazioni aumentavano e ripassavo più volte la guida sulla svolgimento della funzione che mi aveva dato Padre Ysrahel, il parroco della località dove si trova l’hogar che aveva l’incarico di celebrare. In più dovevo preoccuparmi per Ruth, la mia figlioccia: dovevo comprargli i vestiti adatti per l’occasione (grazie a Liliana per l’aiuto!) e la candela per rinnovare le promesse battesimali.
Arriva il gran giorno: mi sveglio presto, anzi prestissimo, sistemando gli ultimi dettagli, spiego ai lettori quello che dovevano fare ed aspetto l’arrivo del sacerdote…  Sembrava tardasse nel farsi vedere, il nervosismo aumentava perché avevo dei dubbi che solo lui poteva chiarirmi: quando finalmente lo vedo, mi fiondo da lui e mi rassicura, dandomi delle dritte su cosa è meglio fare. Dopo il suo prezioso aiuto vado dai ragazzi che saranno i sicuri protagonisti di questa cerimonia: faccio un breve ripasso di quello che dovranno fare cercando di essere il più chiaro possibile e di infondergli un po’ di sicurezza perché dai loro occhi traspariva una certa agitazione e una comprensibile paura per ciò che da lì a poco sarebbe successo. Subito dopo accolgo i padrini e gli spiego dove sedersi, dò alcuni consigli ai due chierichetti e li faccio parlare col Padre Ysrahel, tocco la campana per chiamare tutti dentro alla cappella ed indico come accomodarsi.
Aspetto i miei giovani cresimandi che si mettano in fila per la processione e, quando sono pronti, dò il cenno alla lettrice di iniziare: mentre entrano e si mettono al lato del loro santolo, vedo i loro volti tesi, un po’ preoccupati e penso che anch’io lo sono, forse addirittura più di loro. Il mio sguardo poi si fissa su Ruth, non le sono seduto accanto perché la mia figura me lo impedisce: la vedo nervosa, come Sonia che le è accanto e che riceverà con lei la Cresima. Nel vederle la mia mente comincia a viaggiare nei ricordi: circa tre anni fa hanno ricevuto entrambe il battesimo, erano più piccole ma le emozioni erano le stesse… Ora sono cresciute, sono diventate grandi ma stanno provando ancora quel senso di insicurezza per qualcosa di nuovo che le vedrà nuovamente protagoniste. Mi torna alla mente quel giorno lontano in cui ho fatto da padrino a Ruth, proprio come oggi, e credo che il nervosismo sia lo stesso, la concitazione che sento è la stessa: quanto tempo è passato, l’ho vista maturare e l’ho accompagnata nei momenti felici ed in quelli brutti, facendole la romanzina quando si comportava male o domande sul perché andasse male a scuola, specie in matematica… Penso che un po’ sia cambiata rispetto ad allora ma di sicuro una cosa è rimasta uguale: così come per il battesimo ha scelto proprio me per accompagnarla in questo momento così importante e ne sono onorato, così come a volte viene a cercarmi quando ha bisogno di qualcosa o di un consiglio. Questo pensiero mi alleggerisce un poco dalla tensione del momento, mi fa sorridere mentre aspetto la fine della lettura del Vangelo per presentare i cresimandi al sacerdote: man mano che l’attesa va terminando il cuore mi batte all’impazzata, sembra volermi uscire dal petto… Ora è il mio turno, faccio un respiro profondo, dico a Padre Ysrahel che questi giovani vogliono ricevere il sacramento della Confermazione e che posso testimoniare il loro impegno, i loro sforzi per prepararsi. Fatto questo trovo finalmente il tempo per sedermi al fianco della mia figlioccia, le bisbiglio di non essere nervosa e che io sono lì con lei, qualunque cosa accada, e mi risponde accennando un sorriso.
Il mio ruolo di catechista non mi permette di stare seduto per molto perché devo consegnare una candela ad ogni mio catechizzato ed accenderla per rinnovare le promesso battesimali: ho l’occasione di scambiare un’occhiata con loro, noto che sono titubanti ma sereni. Quando sollevano la candela i loro volti vengono illuminati da quella tenue fiammella che tengono tra le mani: mi sembra una bellissima immagine che mi trasmette tranquillità e mi fa pensare che, nonostante le difficoltà incontrate nei nostri incontri, ne è valsa veramente la pena.
Mentre la mia mente si sofferma su quanto passato con questi fanciulli in questi mesi arriva il momento solenne della cerimonia: con fierezza li vedo unti con il crisma e salutati con il gesto di pace dal sacerdote, nutro una certa soddisfazione perché lo fanno con una certa sicurezza e credo che in questo ci ho messo lo zampino, quando tocca a Ruth ancora una volta il mio cuore batte all’impazzata per l’emozione. La accompagno mettendo una mano sulla sua spalla e non posso che essere orgoglioso e contento per lei.
Verso il finire della Messa ecco che Yamile, una delle cresimande, legge alcune parole di ringraziamento e nel sentirle dire il mio nome un poco mi commuove perché vuol dire che ho svolto bene il mio compito. Terminata la celebrazione ci sono le foto di rito e mi sorprende che tutti i santoli ed i familiari mi abbiano chiesto di essere immortalato assieme ai loro fanciulli: non posso nascondere la mia soddisfazione per la cosa, mi ha davvero lusingato perché pensano che questo momento sia stato merito mio ma non lo è… Se i ragazzi sono arrivati fino a qui è perché si sono spesi tanto, io ho cercato di dargli le basi e mi sono offerto di camminare con loro in questo percorso, il resto è opera sua e del Signore che non ci ha mai lasciato soli in questi mesi di preparazione.
Con il canto finale devo dire che mi sono sentito più leggero ed appagato: finalmente ho raccolto i frutti di un’esperienza durata mesi e che mi ha messo davvero alla prova. Mi sembrava di aver tagliato il traguardo di una maratona: la soddisfazione era tanta e, ora che la tensione se n’era andata, la stanchezza si faceva sentire. Prima però di andare riposare c’era una persona che dovevo festeggiare: Ruth! L’ho portata fuori a mangiare in compagnia dei suoi due fratelli, che come lei sono ospitati qui, e della sorella maggiore, che vive in un altro hogar ed era venuta in occasione della Cresima: mi sembrava doveroso come padrino averlo fatto e soprattutto dare l’occasione di poter stare con la sua famiglia in un posto diverso da un centro di accoglienza, visto che era un momento di festa. Lo ha apprezzato davvero tanto: credo che un regalo più bello non le potessi fare!
Har baje

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