sabato 5 settembre 2015

Nuovi arrivi

Ho appena finito di leggere le documentazioni relativi ai tre nuovi arrivi di quest’ultima settimana: non riesco ad abituarmi, non posso non provare sentimenti di dolore e di compassione verso i protagonisti di questi racconti di vita che sembrano uscire dai peggiori incubi e mi pongo sempre le stesse domande… Com’è possibile tutto questo? Cosa posso fare, che contributo posso dare a questi piccoli ben consapevole che sarà soltanto un tentativo che non sanerà le loro profonde ferite?
Comincio con l’unica bambina arrivata e già leggendo la ragione per cui è qui ho un sussulto: abuso sessuale. La madre lo è venuta a sapere perché sua figlia da un po’ di tempo era triste e non voleva più giocare con le sue amiche: quando gli chiese il perché viene fuori che una mattina era entrato un giovane nella sua stanza e l'ha violata… Rimango inorridito, sono disgustato ma non so come trovo la forza per continuare la lettura: la mamma va a denunciare il giovane alla polizia, l’intervista alla figlia conferma la sua versione, poi passano due giorni e decide di ritrattare. Le indagini sono però proseguite evidenziando che la bambina dal giorno in cui era scattata la denuncia non era andata più a scuola ed era stata minacciata dalla famiglia dell’accusato, che vive accanto a casa sua: per la sua incolumità l’autorità predisposta alla difesa dei bambini ed adolescenti ha predisposto il suo arrivo qui.
Nonostante sia scosso da quanto appreso, decido di dedicarmi al fascicolo relativo ad un bambino arrivato qualche giorno fa. L’avevano trovato che dormiva in strada e visto che era già la quarta volta che ciò accadeva, la polizia lo porta alla Defensoria (ente predisposta alla tutela dei minori): qui lo intervistano e viene fuori che i suoi genitori lavorano tutto il giorno, non gli danno l’amore e l’affetto di cui ha bisogno, spesso si ubriacano e lo picchiano in particolare la madre. Il suo racconto termina con la sua affermazione che non può più sopportare tutto questo e non vuole più tornare a casa.
L’ultimo caso è freschissimo, ci è arrivato l'altro giorno: un maschietto con una mano deforme, munita di sole 4 dita di cui due attaccate e fonte di problemi a scuola dove veniva deriso dai compagni. Non ha mai conosciuto il padre, che tantomeno l’ha riconosciuto, e sua mamma ha problemi all’anca a seguito di un incidente. E’ qui perché la madre l’ha picchiato duramente (8 giorni di prognosi), arrivando a colpire con frustate anche un vicino che era andato a difenderlo: tale violenza era stata generata dal fatto che il bambino l’aveva svegliata facendo cadere un recipiente ed è l'ultima di una lunga serie. I vicini hanno confermato le ripetute aggressioni della madre, che sono giornaliere, e dicono che spesso il bambino è chiuso a chiave nella sua stanza. 
Da parte sua la mamma non ha negato le accuse a suo carico, anzi le ha motivate dicendo che il ragazzo è maleducato, attaccabrighe, non presta alcuna attenzione a ciò che fa ed è rumoroso, non gli piace il silenzio cosicché lo obbliga ad agire così. Una storia brutta ma, nonostante ciò, il bambino ha un sogno: “vorrei conoscere mio padre e vivere un po’ con lui, per sapere cosa significa avere un papà. Vedo i genitori dei miei compagni e dei mieii vicini e vorrei essere come loro: forse se mia madre vivesse con mio papà la smetterebbe di essere arrabbiata e non mi picchierebbe più”. Un desiderio che lo mantiene vivo e che gli fa sperare in un domani sicuramente migliore del suo brutto passato.
Har baje


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