Se all’inizio la facevo una volta al mese, ora sono passato
a due visto il successo riscontrato: non vi nascondo il fatto che la cosa sia
un poco laboriosa visto che le bocche da sfamare superano la settantina e mi
occupa tutta la giornata ma vi assicuro che il risultato mi ripaga di ogni
cosa.
In ogni occasione mi
faccio aiutare da tre fanciulli, scegliendo a rotazione maschietti o
femminucce, in modo che riesco a passare un po’ di tempo con ciascuno per
conoscerci meglio e per parlare. Mi faccio dare una mano per fare l’impasto, per stenderlo nelle teglie, per preparare gli ingredienti, per aprire
i barattoli, per farcire, per portare nel forno a legna quanto da cuocere, per tagliare e servire quanto cucinato sempre ripartendo i compiti in base all’età:
prima di fargli fare quanto assegnatogli, gli mostro come fare e vigilo,
cercando di infondergli sicurezza quando hanno il timore di sbagliare o
rincuorarli quando il risultato non è dei migliori, dicendogli che è soltanto
la prima vola e che la seconda andrà sicuramente meglio. E’ così che questo
momento diventa anche motivo di una crescita comune perché imparo ad apprezzare
alcune loro doti che ignoravo e appendo qualcosa in più su di loro.
Il giorno in cui preparo la pizza sono in cucina già di
mattina presto e non c’è bambino che passi e mi chieda il motivo della mia
presenza lì: in realtà tutti sanno già la risposta ma il solo sentirsi dire da
me la ragione è motivo per essere felici. Durante la giornata tra i miei
piccoli amici sale l’attesa per la cena e c’è il tentativo di capire che tipo
di pizza mangeranno poichè non propongo sempre lo stesso ma vario a seconda di
quanto trovo in cucina o mi passa per la testa: le più apprezzate finora sono
state quella bianca con patate e formaggio; quella con charque (un tipo di
carne salata seccata al sole), formaggio e pomodoro; quella con mais e
salsiccia ed infine quella che ho fatto ieri con salsa di pomodoro, mais, olive,
prosciutto e formaggio.
Oltre ai momenti di risate e condivisione coi miei piccoli
aiutanti, quello più bello è rappresentato dalla cena: nel refettorio non vola
una mosca finchè non hanno finito di mangiare ed è una cosa che ha sorpreso sia
me che gli educatori visto che di solito c’è sempre un brusio, quel “chiasso”
che solo i bambini sanno fare, tant’è che l’abbiamo ribattezzata il “miracolo
della pizza”! E poi sentirsi dire da ciascuno, tra un boccone e l’altro, “grazie
per la pizza”, “Marco, la tua pizza è deliziosa”, “non è che ce n’è ancora, è
così buona che non smetterei di mangiarla” e così via fino al momento della
buonanotte è un qualcosa che mi riempie il cuore ed in qualche modo mi commuove
perché le mie fatiche sono ricompensate in una forma del tutto inaspettata perché
ciò che mi spinge a stare tutta la giornata in cucina è fare qualcosa che gli
piaccia e pare che ci sia riuscito! E’ proprio vero: quando si fanno le cose
con amore tutto riesce!
Un grazie di cuore per tutto questo ai benefattori che ci
regalano quello che poi vado ad utilizzare e soprattutto ai ragazzi che ogni
volta mi danno una grossa mano in cucina, dimostrandomi ancora una volta che l’unione
fa la forza, sempre!
Har baje
La pizza fa sempire festa !!!! Bravissimo!!!!
RispondiEliminaAntonella, mira