domenica 11 agosto 2019

Ritorno a Gutierrez

E' l'ultima tappa prima di tornare a Santa Cruz: con gli amici di Mision Vida si fa visita a quella che ormai tutti chiamano la “abuelita”, una signora cieca ad un occhio che dice di aver compiuto 100 anni e si occupa dei suoi figli disabili. Ci raggiunge uno di loro e, dopo averlo salutato, non posso fare a meno di notare i suoi piedi: sono sporchi, le unghie sono lunghe e rovinate e al solo vederli provo una specie di disgusto, mi fa una certa impressione guardarli. Malgrado questo non esito, è come se sapessi già quello che dovevo fare e lo compio come se fosse la cosa più normale al mondo in quella situazione: lo aiuto a provarsi un paio di zoccoli di plastica per vedere se sono della sua taglia.
In quel preciso momento i sentimenti provati pochi attimi prima scompaiono ed alla mente mi riaffiora il racconto della lavanda dei piedi: non ne so il motivo, forse sarà stata la fame visto che avevamo solo fatto una colazione veloce ed ormai era pomeriggio inoltrato, magari sarà stata la stanchezza che mi ha giocato un brutto scherzo ma mi piace pensare che sia stato un messaggio che Qualcuno ha voluto inviarmi. Per mia fortuna il secondo paio di ciabatte, l'ultimo che avevamo in dotazione, gli calza a pennello ed in cambio ricevo un sorriso che faccio fatica a dimenticare e che rappresenta il ricordo più bello di tre giorni passati ad aiutare le persone che vivono in alcuni villaggi sparsi nel territorio di Gutierrez, a più di 200 chilometri di Santa Cruz.
Devo solo ringraziare gli amici di Mision Vida per poter avuto la possibilità di rivivere quest'esperienza: hanno voluto che partecipassi, nonostante non fossi stato presente alle loro riunioni che avevamo fatto nel corso degli ultimi 12 mesi, e gliene sono grato perchè ho capito una volta di più quanto sono stato fortunato nella mia vita a nascere ed a vivere in un paese come l'Italia.
Questa volta non tutto è filato liscio, ci sono state alcune difficoltà come la scarsa affluenza della gente del posto, che nei primi due giorni ci ha un poco sconfortato, ma è stato il freddo a creare più di qualche grattacapo. Il destino ha voluto che stavolta noi uomini potessimo dormire in una stanza come le donne e non più sul pavimento della vecchia chiesa del paese, come successo l'anno scorso: è stato un grosso vantaggio perchè non credo avremmo riposato bene visto che le temperature si abbassano notevolmente durante la notte tanto da lasciare un sottile strato di ghiaccio sui tetti e sulle auto. Non avendo riscaldamento si dormiva con più coperte e personalmente, per riscaldarmi, non esitavo ad indossare un maglioncino e dei calzini di lana per evitare di prendere freddo: in quei momenti ricordavo con una certa nostalgia i momenti passati al caldo nella mia casa in Italia mentre fuori faceva freddo e proprio non riuscivo a capire come la gente del posto potesse convivere con le basse temperature in quelle condizioni. 
Nella casa parrocchiale dove abbiamo trovato alloggio non c'era acqua corrente per cui per lavarsi era necessario andare a prendere l'acqua in un bidone posto in giardino e la stessa situazione si verificava quando si andava al bagno, visto che era impossibile fare uso dello sciacquone e ci si doveva arrangiare con un secchio per pulire il wc. In quei momenti ammetto che mi è davvero mancato il fatto di veder salire l'acqua una volta aperto il rubinetto o il solo azionare lo scarico, soprattutto quando dovevo uscire la mattina presto e vedevo una sottile brina ricoprire ogni cosa: il solo sfiorare il barile dove riempire il recipiente per la toilette mi gelava le mani! Anche lavare i piatti e le tazze non era semplice, nonostante tutto ce la siamo cavata però personalmente ho potuto apprezzare quella piccola comodità di poter reperire l'acqua con un piccolo gesto come il girare una manovella: non è una cosa così scontata, penso di essere fortunato ad avere avuto questa possibilità per gran parte della mia vita... Quanti al mondo possono godere di questo?
Ripenso alle case che ho visto: alcune fatte di paglia e fango, altre che sembrano un ammasso informe di lamiere, tavole di legno e teli e con il pavimento di terra battuta... Uno stile di vita completamente diverso dal mio: non riesco a comprendere come si possa solamente abitare lì dentro, dove il vento e freddo entra da tutte le parti ed i letti, se si possono chiamare così, non sono altro che un paio di sacchi di iuta, se va bene. L'acqua che arriva direttamente al bagno è un lusso che qui nessuno si può permettere e nel vedere tutto questo non posso non sentirmi in colpa per il solo fatto di poter dormire su un materasso, protetto da delle pareti di mattoni, ed allo stesso tempo non ritenermi fortunato per questo.
Mi sono sentito un privilegiato quando ho potuto percorrere strade fatte di terra e polvere, che con la pioggia diventano intransitabili, per arrivare nei villaggi che ho visitato: pensare che a volte mi lamento per l'asfalto pieno di buche o non proprio perfetto del mio paese! Il fatto poi che la maggior parte della popolazione ci aspettasse per ricevere delle cure mediche o dentistiche e delle eventuali medicine mi ha fatto molto pensare: i medici della zona visitano ogni località se va bene una volta ogni due mesi e le strutture sanitarie sono difficili da raggiungere per diverse ragioni...
La vita qui deve essere dura, l'ho potuto vedere negli occhi degli anziani e dei bambini che ho potuto aiutare consegnando loro i farmaci di cui avevano bisogno e spiegando loro quando dovevano assumerli: non potevo fare molto altro per loro se non accoglierle con un sorriso sulle labbra e offrendogli la miglior parte di me in quei pochi istanti in cui sono stato in contatto con loro per poi congedarmi con l'augurio che potessero passare il resto della giornata nel miglior modo possibile. Glielo dovevo solamente per il fatto che nella vita ho avuto molto più fortuna di loro ed è giusto poter condividere qualche momento con loro anche solo per fargli capire che c'è qualcuno che li pensa e cerca di fare qualcosa per aiutarli.
Vorrei ringraziare ad uno ad uno tutti i quasi quattrocento volti che ho incrociato in questi tre giorni perchè mi hanno arricchito coi loro sguardi e sorrisi di ringraziamento e per quello che ci hanno offerto da mangiare mentre eravamo lì a servirli: hanno voluto condividere con noi quel poco che avevano e questo mi è rimasto nel cuore e nella testa... E' proprio vero che nessuno è così povero da non poter donare qualcosa all'altro: grazie gente di Gutierrez per avermelo ricordato!
Har baje

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