martedì 23 luglio 2019

Triste rabbia

Stamattina mi trovavo a passeggiare per la città, nonostante un cielo grigio ed un vento freddo che continuava a soffiare senza sosta, quando ecco che, ad uno dei tanti incroci, mi si avvicina un bimbo di quattro anni che, senza alcun timore, mi chiede “Mi puoi dare un boliviano (si tratta della moneta corrente in Bolivia)?”. Lo guardo e con un fil di voce gli dico no, anche se mi costa farlo. Insiste mentre aspetto di poter attraversare la strada, con fare speranzoso mi domanda se al mio ritorno gli darò quanto richiesto ma non gli rispondo, preferisco rimanere sordo alle sue parole, di ignorarlo.
No, non sono diventato cattivo tutto d'un colpo ma sapevo che quel fanciullo non era solo, ma era accompagnato da una serie di donne che erano sedute sotto un albero a pochi metri da me: qualcuna di loro stava cercando di dormire distesa sul marciapiede avvolta da qualche coperta, almeno un paio avevano un aspetto non del tutto sobrio mentre altre stavano sgranocchiando qualcosa. Il loro aspetto era quello di persone che non si lavavano da qualche giorno, lo stesso del bambino che mi si era avvicinato: guardandomi intorno mi sono accorto che non era l'unico lì presente ma ce n'erano molti altri che chiedevano l'elemosina o vendevano qualche dolciume agli autisti fermi al semaforo, tutti probabilmente figli di quel gruppo di signore che avevo notato. Mi sento schifato, come si può permettere di spingere dei piccoli a fare questo mentre li guardi seduta senza far niente? La cosa che mi fa più male poi è vedere che quegli stessi fanciulli, tutti sorridenti, vanno da quelle che credo siano le loro mamme o zie o nonne consegnando loro i pochi spiccioli raccolti... Non mi sembra giusto, dovrebbero essere i più grandi a prendersi cura dei più piccoli cercando le risorse per sfamarli e non viceversa: è per questo che ho deciso di non dare niente a quel bambino, sono dell'idea che se lo avessi fatto non lo avrei aiutato nel modo migliore.
Decido di andare per la mia strada e cercare di dimenticarmi quella scena per non rovinare la mia uscita però, quando ritorno a quell'incrocio, rivedo le stesse scene viste in precedenza: due o tre ragazzini, il più grande avrà avuto al massimo 6 anni, passavano tra le auto ferme a vendere quelle che sembravano caramelle o tendevano la mano per chiedere una monetina mentre lo stesso gruppo di signore seguivano a stare sotto l'albero e a non muovere un dito, non sembravano nemmeno preoccupate del fatto che uno dei fanciulli si stesse arrampicando su un semaforo o che gli altri finissero investiti dalle macchine che stavano transitando per l'incrocio. Vengo preso da una rabbia indescrivibile, non riesco a capacitarmi della cosa ed il sapere di non poter fare nulla in merito mi innervosisce ancora di più: cerco di non giudicare ma non ci riesco, non è concepibile per me cercare di racimolare qualcosa soltanto grazie a dei bimbi, rimanendo lì seduto senza far niente. Penso al fatto che ai centri di accoglienza le autorità controllano scrupolosamente tutto ed è giusto così ma dove sono in quel momento, perchè non intervengono in queste situazioni visto che si ripetono ogni giorno i luoghi che sono sempre gli stessi? Cerco di scusare l'atteggiamento delle donne con la disperazione di non aver niente per mangiare né un tetto per dormire però mi ripeto più volte che questa non può essere la soluzione!
Non mi resta che allontanarmi, amareggiato da una realtà che mi è difficile accettare, e dopo qualche centinaio di metri incrocio un ragazzo con in braccio un neonato: a fatica lo riesce a tenere tra le sue braccia mentre tende la mano per elemosinare qualche spicciolo agli autisti che stanno aspettano il verde del semaforo. Non è la prima volta che lo vedo e mi sorprendo ritrovarlo in posti sempre differenti: con lui la rabbia si trasforma in tristezza perchè credo siano soli, non vedo adulti che da lontano li sorveglino, ed anche se sono distante non posso non notare quella espressione preoccupata che traspare dal suo volto. Mi fermo a guardarlo, sono tentato nell'andare verso di lui e regalargli la felpa che indosso perchè lo vedo tremare dal freddo visto che i capi più pesanti che aveva li ha usati per coprire il bebè che ha con sé: non faccio però in tempo perchè è letteralmente sparito, non so se lo rivedrò ancora ma la speranza è che almeno per questa notte possa avere un tetto dove ripararsi dal freddo e un pasto caldo per sfamarsi.
Har baje

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