lunedì 25 marzo 2019

Due piccoli "monelli"

Al mio ritorno in hogar sono rimasto sorpreso nel sapere che due dei più piccoli, che l'anno scorso mi avevano fatto sudare più delle famose sette camicie per convincerli a mangiare all'ora di pranzo, avevano ripreso a fare gli stessi capricci a mezzogiorno. “Ma com'è possibile?”, mi son detto, visto che li avevo lasciati che terminavano tutto quello che trovavano nel piatto senza fare storie, provando una certa soddisfazione nell'essere riuscito in quest'impresa.
In cuor mio sapevo che probabilmente era successo qualcosa durante la mia assenza che aveva determinato questo passo indietro e la colpa non era di nessuno: a volte basta una piccola scintilla per scatenare nei ragazzi una tempesta di emozioni capace di destabilizzarli, sia in senso positivo che in quello negativo. Quel che più mi preoccupa non è tanto il fatto che a volte saltavano un pasto ma la loro rabbia incontrollata che esplode anche per cose del tutto insignificanti e conferisce loro una forza incredibile, che li spinge a cercare di rompere tutto ciò che gli capita a tiro fino ad arrivare fino al lancio di pietre ed a scaraventare i cestini per aria. Non resta che cercare di ignorarli, sorvegliarli mantenendo una certa distanza o trattenerli in modo che non facciano male a se stessi e agli altri ma in quei momenti hanno così tanta energia in corpo che risulta difficile poner loro un freno malgrado la loro giovanissima età: io stesso mi sono fatto male ad un braccio nel tentativo di bloccare uno dei due prima che rompesse una porta.
Mi preoccupano perchè non si comportavano così o, almeno, posso garantire che uno di loro non aveva mai fatto prima queste cose e sembra stia emulando la condotta dell'altro: mi interrogano perchè non riesco a capire proprio cosa gli sia successo e li spinge ad agire così. Sicuramente la soluzione non è nelle maniere dure, minacciandogli dei castighi o alzando la voce, ma consiste nel dargli affetto, anche se a volte non è proprio una passeggiata: ha ragione Liliana a dire di intervenire prima che la loro ira scateni il peggio, ne sono testimone perchè mi hanno portato uno dei due fanciulli urlante e sono riuscito a calmarlo in una manciata di minuti, ma è difficile capire quando farlo.
Non riuscivo a stare tranquillo nemmeno sul tema del pranzo: la sola idea che i due non mangiassero a pranzo o a cena mi preoccupava perchè potevano rimetterci in salute. Mi sono offerto di sedermi a tavola insieme a loro ancora una volta, sperando di riuscire a convincerli a mangiare qualche boccone come già fatto in passato: sono stato accontentato anche se ciò ha significato dovermi trasferire nel refettorio dei più piccoli. A detta degli educatori qualche miglioramento c'è stato ma ad ogni pasto mi sembrava di andare in battaglia perchè, ogni volta avevo a che fare coi capricci di uno dei due. Tra bocconi mandati giù di traverso ed arrabbiature riuscivo nel mio proposito, meno quando il più testardo faceva i capricci e non ne voleva sapere di mettere qualcosa fra i denti: in quei frangenti penso che avevo più possibilità che un muro mi rispondesse rispetto al fanciullo e, sapendo che se gli giravano i due minuti era capace di far volare tutto ciò che gli capitasse a tiro, preferivo ignorarlo ed assecondarlo. I problemi più grandi si presentavano quando entrambi non ne volevano proprio sapere di pranzare oppure volevano le stesse attenzioni che davo all'altro: in quei giorni mi facevano diventare matto ma i miei sforzi erano ripagati quando vedevo i loro piatti vuoti. A lungo andare però notavo che non si poteva continuare così e quando mi sono accorto che anche gli altri bambini della mia tavolata cominciavano a non voler mangiare ed a copiare l'atteggiamento dei due è scattato un campanello d'allarme nella mia testa: bisognava cambiare strategia e così è stato. Liliana ha diviso i due, che insieme erano una miscela pronta ad esplodere, mettendoli in due tavolate distinte: quello che presentava più difficoltà all'ora di pranzo è rimasto con me e devo dire che le cose sono migliorate e non poco visto che ora finisce tutto ciò che trova nel piatto, salvo qualche piccola ricaduta, ed io posso fare altrettanto con maggior tranquillità.
Continuano a preoccuparmi i due soprattutto quando per qualsiasi motivo, anche il più futile, cominciano a tirare calci a tutto o a urlare, a non apprezzare la minestra o il secondo ma non posso fare a meno di ringraziare di averli conosciuti: sono degli angioletti che mi sono stati inviati e che mi sciolgono quando mi vengono incontro con un sorriso dipinto sul viso o mi cercano per un abbraccio. Mi piace star con loro e giocarci insieme, poco importa se fino a cinque minuti prima mi hanno fatto dannare e devo dirgli grazie per quella parola detta mentre mi stringono forte che mi imbarazza e mi fa gioire allo stesso tempo: papà. Ho imparato a volergli bene così come sono, ad accettare mio malgrado che quei comportamenti sono il frutto di quanto hanno vissuto sulla loro pelle e che posso a malapena immaginare. Non posso condannarli per la sfortuna di essere nati e cresciuti in un luogo sbagliato, non ne ho il diritto e non sarebbe giusto, ma posso cercare di rispondere in parte alla loro fame di attenzione e di affetto cercando di farli sentire importanti e che, almeno per me, valgono anche quando non si comportano come vorrei: magari non sarà molto ma è il primo passo che posso fare per poterli aiutare.
Har baje

stampa la pagina

Nessun commento:

Posta un commento